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Motociclismo tricolore in forte crescita grazie al “sistema”

Il Motociclismo tricolore è in forte crescita anche grazie a Valentino Rossi

Il motociclismo italiano è tutt’ora identificato in Italia e fuori con Valentino Rossi, illudendo, fino a pochi anni fa, sul peso reale dei nostri piloti a livello internazionale. Di fatto il motociclismo tricolore è vissuto attorno a Valentino. La domanda, in questi anni, è stata ed è: bene benissimo Rossi, ma chi c’è accanto e/o dietro di lui, dov’è il ricambio generazionale? Anche per il motociclismo vale la regola che per raccogliere bisogna seminare.

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Tralasciando il motociclismo ante e post Agostini, c’è stato un ventennio (dagli anni ottanta) nel quale gli italiani, pur a digiuno di titoli iridati nella classe regine, hanno dominato o quasi in 125 e 250 ma entrando poi – dopo il tris stellare Capirossi, Biaggi, Rossi – in una fase di lunga attesa di promesse non mantenute che pare finalmente oggi terminata con una presenza dei “nostri” – nei vari campionati e nelle categorie – fortissima sia sul piano quantitativo che su quello qualitativo. Un campione non si inventa e non si tira su con le… lo zabaione della nonna e se non c’è talento (la famosa classe), oltre ad altre doti personali e non solo, non si diventa un Hailwood, un Agostini, un Biaggi, un Rossi e così via.

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Ma serve anche il terreno propizio, il brodo di cultura, dove si creano le condizioni perché si metta su un vivaio dove un giovane talento possa crescere e diventi un campione. Non è quello che per anni ha fatto “maledettamente” bene la Spagna con il CEV e con un supporto articolato – di fatto una rete integrata – composto da vari soggetti pubblici e privati, Istituzioni nazionali e locali, Federazione moto, Circuiti, promoter, Team, Sponsor, media ecc.? Per non farla lunga, pare proprio che sia giunto anche il turno del Made in Italy, che sia giunta cioè l’ora di raccogliere i frutti di un lavoro impostato negli ultimi anni (anche e soprattutto dalla FMI finalmente liberatasi dell’impegno diretto – fallimentare – nel Team Italia iridato Moto3 per tornare a concentrarsi nello sviluppo del vivaio specie nel Civ e nel Cev in un rinnovato rapporto con Team, piloti ecc.) e che dimostra la consistenza di un mix fra vecchia guardia ancora al top e nuovi leoni tricolori pronti a ruggire.

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Gli italiani ci sono e sono pronti a “battere il colpo”vincente. Quattro in MotoGP (Rossi, Dovizioso, Iannone, Petrucci); nove in Moto2 (Locatelli, Baldassarri, Marini, Morbidelli, Corsi, Bagnaia, Bassani, Pasini, Manzi); dieci in Moto3 (Fenati, Bulega, Bezzecchi, Arbolino, Migno, Di Giannantonio, Antonelli, Bastianini, Dalla Porta, Pagliani). Abbiamo una forte pattuglia di giovanissimi nel CEV Moto3 (dove nelle due ultime due stagioni il sempre più prestigioso titolo del “Mondialino” è andato proprio agli italiani Bulega e Dalla Porta) e nella Red Bull MotoGP Rookies Cup (con i nostri protagonisti nelle ultime 2-3 stagioni), per non parlare del Mondiale SBK e delle altre categorie nel giro iridato delle derivate. Non solo.

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Fra tre settimane, 22-23 aprile, inizia all’autodromo di Imola il CIV (il massimo campionato di velocità tricolore con Moto3, Sbk, SS600, Premoto3, SS300) ed è certamente un segnale positivo scorrere le entry list provvisorie con già oltre 150 piloti iscritti fra cui brilla la inedita SS300 con oltre 50 partecipanti. Avremo modo presto di analizzare il CIV 2017, atteso a un vero e proprio salto di qualità, come dimostra la attesissima Moto3 che schiera, fra gli altri, Team di livello mondiale (con giovanissimi piloti italiani) già presenti nel Circus iridato, come il Gresini Racing Junior di Fausto Gresini, il Max Racing Team di Max Biaggi, l’RMU VR46 Riders Academy di Valentino Rossi, l’MF 84 Pluston by Althea di Genesio Bevilacqua e Michel Fabrizio, il Team 3570MTA supportato dalla Federmoto FMI ecc.

nicolo bulega, test Irta, jerez 2017

Si può legittimamente pensare che gli italiani saranno competitivi in tutti i campionati e si può anche sognare (pure per la MotoGP!) e nel riportare a casa il titolo mondiale nella entry class (oggi Moto3) che ci manca dal 2004 (Andrea Dovizioso iridato in 125) e nella categoria intermedia (oggi Moto2) che conquistò nel 2008 l’indimenticabile Marco Simoncelli. Insomma, c’è gran fermento e ci sono grandi potenzialità. Tutto bene, dunque? Restano aperte questioni vecchie e nuove (i costi elevati per correre e anche per allenarsi, la formazione, le normative, l’immagine, la promozione, i media, le dirette tv ecc. ecc.) che vanno affrontate adeguatamente, coi piedi per terra ma anche con fantasia cavalcando l’onda di una MotoGP che “tira”.

Il motociclismo resta sport complesso, costoso, rischioso dove serve tanta passione ma anche tanto denaro. Indispensabile crederci anche perché resta un veicolo di forte promozione pubblicitaria per le aziende. Indispensabile il supporto dei privati. Soprattutto conta la volontà e la capacità di mettere insieme le forze, di fare sistema. Non mancano certo le esperienze per fare bene, mettendo a frutto anche gli errori del passato.

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