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Honda SS50 “La Chute”: un cinquantino prestato alla drag-strip

Costruita con ampio uso di legno per le sovrastrutture, “La Chute” è una piccola Honda SS50 pensata per prendere parte alla gara di accelerazione Punk’s Peak Race: con un motore maggiorato a 190 cc, eroga ben 27 cv

“Scanzonata” sarebbe probabilmente l’aggettivo più consono a descrivere l’irriverente special che andiamo a presentarvi oggi. Eh si, perchè basta uno sguardo per capire che “La Chute”, la piccola Hondina che vi presentiamo oggi, non è una cafè racer come le altre. Inanzitutto per la base di partenza, ma anche per una serie di dettagli che ne fanno un prodotto assolutamente originale e atipico.

Siamo a Biarritz, in Francia, dove costruire special è un passatempo comune come l’aperitivo a Milano o la briscola accompagnata con il “taj di vin” (bicchiere di vino) in Friuli: Il protagonista di questa storia e George Woodman, anche se non è il suo vero nome.

Dietro a questo altisonante pseudonimo dal gusto anglosassone si nasconde Sébastien Valliergues, preparatore transalpino che ha scelto il suo soprannome a partire dal materiale -non comune su una motocicletta- di cui ha fatto un marchio di fabbrica: il legno.

George (o Sébastien, fate voi) aveva intenzione di partecipare alla Punk’s Peak Race, una gara di accelerazione che si tiene nei Paesi Baschi sul monte Jaizkibel (Pirenei), una delle vette costiere più alte d’Europa. La corsa si svolge nell’ambito della manifestazione Wheels and Waves, ed è aperta a tutte le motociclette prodotte dal 1920 al 1979 oltre che a quelle customizzate (e inferiori a 650 cc cilindrata) post-1980.

Per prendere parte a questa particolare corsa, George ha deciso di riesumare da un polveroso garage una moto che, in tutta onestà, non ci fa venire propriamente in mente le drag-strip: si tratta di una vecchia Honda SS50, rivoluzionaria motoretta 50 cc a 4T nata da una costola del mitico Super Cub, e prodotta dalla casa dell’Ala Dorata a partire dal 1961.

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“La Chute” in francese significa letteralmente “La Caduta”, ma Oltralpe questo termine sta a indicare anche gli scarti della lavorazione del legno: ed è proprio con materiali lignei di scarto che Geroge ha realizzato artigianalmente le sovrastrutture di questa special, caratterizzata da un codino e un cupolino costruiti in Betulla e Paulownia.

I fari ci sono, ma non si vedono: uno sbilenco smile giallo occulta il proiettore anteriore e richiama, in modo un po’ insolente, le tabelle portanumero delle moto gara. Tanto per ricordare che non bisogna mai prendersi troppo sul serio.

In realtà, sul piano tecnico, la preparazione è tutt’altro che lasciata al caso: il piccolo “cinquantino” della SS50 originale ha lasciato il posto a un “big bore” (se consideriamo le cilindrate in gioco…) da 190 cc, che grazie alla distribuzione a 4 valvole e l’elaborazione curata da Stomp777 è ora in grado di erogare ben 27 cv.

Quasi tutte le altre componenti di questa moto -come l’impianto di scarico o il forcellone posteriore- sono realizzate artigianalmente.

La posizione di guida è caratterizzata da un impostazione spiccatamente “drag”: le pedane arretrate sono montate sul forcellone, e anche il gommone posteriore, con un profilo decisamente piatto, è pensato per fornire il massimo grip in accelerazione: di certo non la migliore soluzione per le curve, ma da quando in qua un dragster è fatto per andare forte sul misto stretto?

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