Home Sbk, regolamenti da “corsa delle bighe”: test per la MotoGP del dopo Rossi?

Sbk, regolamenti da “corsa delle bighe”: test per la MotoGP del dopo Rossi?

Dorna cerca rimedi pasticciati per rilanciare la Sbk preparandosi alla MotoGP senza Rossi

Con il nuovo regolamento del mondiale Sbk 2017 la Dorna, promoter unico anche della MotoGP e del Cev, dimostra di giocare con i bussolotti avendo perso il bandolo della matassa.

La società spagnola, in questo caso, cerca di superare con nuovi regolamenti pasticciati e malandrini la crisi del mondiale delle derivate di serie, un test che può anche servire alla MotoGP del dopo Rossi, un altro disastro annunciato.

Di fatto Dorna brancola nel buio: frastornata dalle montagne di soldi e dalle luminarie del Circus-show non ha fatto niente per arginare e superare la crisi della Sbk come non fa niente per preparare la MotoGP del dopo Rossi, limitandosi a vivere alla giornata riempiendo intanto il proprio … granaio. Così cerca, senza una strategia definita, di metter toppe che diventano peggiori dei buchi.

Toppe, fra l’altro, già usate altrove – come nell’automobilismo – che non hanno anche lì risolto nulla affossando addirittura categorie pompatissime come ad esempio il Superturismo (Dtm), lanciate per sostituire addirittura la F1, campionati oggi alla canna del gas. Tant’è.

Non torniamo a descrivere il pasticcio dei nuovi regolamenti ampiamente descritti più volte da Motoblog. Stupisce – si fa per dire – l’assenza della FIM (Federazione motociclistica internazionale) che, come sempre, tace, accettando in toto le decisioni della Dorna&C, a dimostrazione del proprio ruolo di soprammobile impolverato. Stupisce meno il silenzio delle Case e dei Team in ben altre faccende affaccendati, con il pallottoliere in mano, intenti a fare due conti e capire cosa porta loro in soldoni il nuovo regolamento. Idem i piloti che borbottano ma alla fine accettano qualsiasi cosa pur di non perdere quel poco o molto che passa il convento.

Due considerazioni finali. La prima riguarda la motivazione di fondo per cui Dorna ha deciso i nuovi regolamenti, cioè lo spettacolo. Movimentare con una manipolazione “truffaldina” i reali valori in campi espressi in qualifica, mettendo di fatto handicap a chi vince (in questo caso Gara1) e a chi conquista il podio in Gara 1. “Frenando” i migliori, siamo alla negazione stessa del concetto primario delle corse dove vince chi va più forte e taglia per primo il tragurado. Invece di intervenire alla radice dei problemi della Sbk, oggi priva di una propria identità, si prova la scorciatoia delle “trovate” sperando che il pubblico (televisivo) sia come quello del Circo Massimo della corsa delle bighe e delle quadrighe di 2000 anni fa interessato solo allo show per lo show con i “concorrenti” liberi di usare qualsiasi stratagemma, pur di rendere la corsa sempre più arroventata e più appetibile per gli spettatori.

In questo caso, di passo in passo, si travalica il concetto dello sport-spettacolo, rompendone l’equilibrio, puntando tutto sullo show: oggi “punendo” i primi di Gara1 relegandoli in terza fila sulla griglia di partenza di Gara2, domani chissà, forse facendoli partire mezzo minuto dopo o con il… piombo in tasca come zavorra.

La seconda considerazione riguarda la formazione e la distribuzione della “torta” delle corse-business dove è Dorna – quale proprietaria unica del giocattolo– a fare e a disfare a proprio piacimento. Ricordiamo che oggi il motociclismo (Motomondiale e Sbk) regge grazie ai proventi derivanti dai diritti televisivi e al supporto dei grandi Sponsor. L’apporto dato dalle entrate dei biglietti degli spettatori sui circuiti serve solo a coprire (in parte) le spese degli autodromi – che a loro volta pagano un pesante fee (tassa) a Dorna per poter organizzare la loro tappa iridata – ma è insignificante per tutto il resto. L’audience televisiva è fondamentale per attirare Aziende che investono per farsi pubblicità e quindi permettono a Dorna di formare la torta e di dividerla fra i Team i quali ringraziano la società spagnola (così come ringraziano “certi” piloti, i big) per essere passati dalla “miseria” dei decenni precedenti all’opulenza di questi anni.

Tutto bene, torta per tutti? No. I monaci (non tutti) sono ricchi ma i conventi (quelli minori) sono poveri. Se il 90% dei piloti del CIV (campionato italiano velocità) e del Cev (campionato spagnolo e mondialino Moto3) non hanno la valigia e non portano soldi ai Team, stanno a casa e addio corse! Idem per i campionati “minori” e anche per una parte del Motomondiale e del WSBK.

Oggi il motociclismo è formato da un triangolo con un vertice pieno di soldi e una base che fatica a racimolare il minimo. Senza quella “base” non c’è il vertice e non c’è futuro mancando il ricambio generazionale. Ma delle montagne di soldi che girano in “alto” neppure una briciola è stata fatta cadere in “basso”.

Perché? Volontà di intascarsi tutto il malloppo o miopia strategica? Se non si interviene alla radice (malata) non ci si può poi meravigliare dei frutti bacati. I nuovi regolamenti Sbk, oltre che ridicoli e pasticciati, sono solo un escamotage, una aspirina al capezzale di un malato cui serve il bisturi.

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