Home Marc Marquez: “2016? Il mio titolo più difficile”

Marc Marquez: “2016? Il mio titolo più difficile”

“E’ stato un titolo speciale proprio a causa della grande pressione, in molti avevano delle aspettative alte sulle mie prestazioni”

Se ad inizio stagione gli avessero riferito che sarebbe diventato campione del mondo, molto probabilmente Marc Marquez…ci avrebbe creduto. E questo nonostante la situazione di casa Honda non fosse proprio delle migliori, anzi. Ma Marc Marquez, come tutti i campioni, non si è lasciato scoraggiare.

Credere in se stessi il proprio motto, e dopo la stagione 2015, il piccolo diavolo aveva l’occasione di mostrare al mondo che non era un animale selvaggio da pista, fatto di velocità e gomiti in terra, fin troppo propenso all’errore e alla caduta, ma un ragazzo maturato, più saggio, e al contempo più determinato. Solo con un diverso approccio, una determinazione data dalla volontà di conquistare quell’agognato quinto titolo, conquistato poi in quel di Motegi.

Dopo aver celebrato la vittoria nella sua città natale di Cevera, il giovane penta-campeon, si è raccontato ai microfoni di MotoGP:

Sicuramente è stato un titolo speciale proprio a causa della grande pressione, in molti avevano delle aspettative alte sulle mie prestazioni ed erano impazienti di vedere quello che avrei fatto. È stato un anno in salita anche perché la moto non era la migliore, in molti circuiti faceva fatica e ho dovuto solo pensare a finire la gara; a volte è stato difficile dover subire il sorpasso di alcuni piloti ma ho capito che guadagnare punti era un bene per il mio campionato. Ammetto che a volte ero combattuto”.

15 GP Japón 13, 14, 15 y 16 de octubre de 2016, circuito de Motegi. MotoGP, motogp, mgp, MGP, Mgp

Sicuramente l’inizio di stagione è stato il momento chiave. Di solito quando si arriva a metà anno si iniziano a delineare meglio i valori in campo in termini di classifica. Eppure, Dopo il Qatar, la vittoria in Argentina e quella di Austin, nonostante una moto ancora “problematica” furono elementi fondamentali. Mentre gli altri sbagliavano e cadevano, lui portava a casa bottini pieni:

L’inverno dopo l’annata 2015 è stato difficile, sono arrivato molto motivato all’inizio del campionato e ho capito che eravamo distanti dai nostri avversari. Ammetto che in quel momento ho pensato anche che sarebbe stato impossibile raggiungerli. Poi la mia mentalità è di crederci sempre e di dare il massimo. Mi ricordo che in Qatar, nelle ultime ore prima della gara, abbiamo fatto un grande cambio, molte modifiche e raggiunto un compromesso nell’assetto della moto che è stato, di base, quello utilizzato per tutta la stagione”.

I momenti chiave della stagione sono stati in Argentina e ad Austin, perché iniziare con un podio a Losail e due vittorie consecutive non potevano darmi migliori sensazioni. Altro momento importante a Le Mans, mentre i peggiori forse al Mugello e a Montemelό. Questa stagione si sono rivelate fondamentali le gare sul bagnato, dove è difficile non fare un errore e ma siamo riusciti a chiudere tutte le prove sotto la pioggia nelle prime cinque posizioni”.

Japanese Grand Prix winner Repsol Honda Team's Spanish rider Marc Marquez drives his motorcyle during the MotoGP race at the Japanese Grand Prix in the Twin Ring Motegi circuit in Motegi on October 16, 2016. / AFP / TOSHIFUMI KITAMURA        (Photo credit should read TOSHIFUMI KITAMURA/AFP/Getty Images)

Una cavalcata priva di sbavature, che lo ha inaspettatamente portato a giocarsi il titolo mondiale fin dal round di Motegi

Ho capito che ogni gara è un piccolo passo verso il titolo iridato. Non mi aspettavo però di diventare campione a Motegi, una pista dove faccio fatica, dove non ho mai vinto prima d’ora e dove i piloti Yamaha vanno forte. Anche prima della gara non ho sentito nulla di speciale. Credo anche che a 23 anni avere già cinque titoli mondiali sia una grande cosa ma credo anche che forse avrei potuto averne di più, visto che l’anno scorso ho fatto molti errori. La prossima stagione mi batterò per il sesto e se non va bene lo farò quella seguente, ma non posso pensare troppo ai numeri, altrimenti la pressione aumenta e la concentrazione deve rimanere forte, sul presente”.

Finale con una battuta: “Adesso si possono contare i miei titoli su una mano, dammi il 5! Ma perché non usare anche l’altra? Comunque abbiamo tempo, e questa è la cosa importante”.

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