Home CIV 2017: 12 round. Bene, ma è solo un “contentino”. Arriva Max Biaggi…

CIV 2017: 12 round. Bene, ma è solo un “contentino”. Arriva Max Biaggi…

Il Tricolore 2017 cresce, non solo per i due round in più rispetto al 2016

CIV 2017 – Come anticipato ieri la FMI ha diramato il calendario ufficiale del CIV “tricolore” 2017 e già questa solerzia è un fatto positivo. Sappiamo che oggi non è facile metter su un campionato nazionale di alto livello qual è diventato il Civ, non solo per le difficoltà economiche ed organizzative ma anche perché il Motomondiale con i suoi 18 round (e pure il Cev oramai continentale e c’è anche il mondiale Sbk) la fa da padrone mettendo tutto il resto in fila per uno.

Comunque, queste le tappe “tricolori” del 2017: Round 1-2: 22-23 aprile Imola; Round 3-4: 20-21 maggio Misano; Round 5-6: 1-2 luglio Mugello; Round 7-8: 29-30 luglio Misano; Round 9-10: 23-24 settembre Mugello; Round 11-12: 7-8 ottobre Vallelunga. Ognuna delle classi al via (Superbike, Supersport, Moto3/Moto3 Standard, PreMoto3 125cc 2 tempi/250cc 4 tempi e Sport 4T) disputerà due gare in ciascun weekend di attività, una al sabato ed una la domenica.

Contenti? Non ci sono novità tecniche sostanziali, ma il calendario cresce: dodici round sono due più di quelle del 2016 e ciò non può che far piacere. Anche se di fatto si corre due volte a Misano (quattro round), con la novità che si parte a Imola e si chiude con la finalissima a Vallelunga con il “buco” della pausa estiva e con l’inzio … lontano, quasi a fine aprile, di certo in parte mitigato dai test ufficiali d’apertura stagionale (non ancora in calendario), almeno una o due settimane prima.

Insomma, si è data una mossa ai bussolotti anche se la sostanza non cambia più di tanto. Avremo modo di analizzare quel che bolle in pentola per la prossima stagione, con categorie davvero interessanti sotto il profilo tecnico e agonistico, a cominciare dalla Moto3, accesissima e attesissima, fucina di nuovi “leoni”, categoria sempre più valida, che la prossima stagione avrà la ciliegina sulla torta – così pare – della presenza di un Team inedito gestito da (udite! Udite!) Max Biaggi lanciato sulle orme di … Valentino Rossi.

Ma ci saranno altre succose novità che tratteremo presto. Già da queste “perle” si capisce che il Civ non vive sugli allori ben sapendo che senza una fucina così capace di formare e sviluppare un vivaio di giovanissimi piloti “tricolori” il motociclismo mondiale sarebbe ben diverso dato il peso quantitativo e qualitativo che hanno i nostri campioni, i nostri Team, le nostre moto ecc, insomma, la nostra storia che è parte centrale e insostituibile del motociclismo mondiale.

Noi che spesso su Motoblog torniamo al passato con i nostri “Amarcord” perché è fondamentale ripercorrere quelle storie per capire l’oggi, non pensiamo che quel motociclismo de: “I giorni del coraggio” sia riproponibile. L’abbiamo scritto più volte: indietro non si torna e l’epopea dei Campionati Italiani di velocità sui circuiti cittadini con i duelli ad esempio di Agostini-Pasolini e di altri nostri big arroventati dalla presenza degli assi stranieri (Surtees, Duke, Hocking, Hailwood, Phillis, Redman, Read, Sheene, Ceccotto, Saarinen ecc) non è riproponibile soprattutto perché oggi ai piloti impegnati nel motomondiale non è “consentito” gareggiare altrove.

Negli ultimi anni, specie con l’avvento della Moto3, grazie agli sforzi della FMI, il Civ è – come detto – costantemente cresciuto per qualità tecnica e per capacità di comunicazione. Ma – come scrivevamo un anno fa su Motoblog: “Il risultato non è sostanzialmente mutato, restando il campionato, una questione fra … intimi per quel che riguarda il pubblico sui circuiti e per l’interesse dei media. Si dirà che non è così, che la copertura televisiva “tira”, ecc. ecc. facendo finta di non vedere gli spalti e le tribune del Mugello, di Imola, di Misano, Vallelunga desolatamente occupate da “quattro gatti”, di solito i pochi amici dei piloti con il pass. Non è una questione di costo del biglietto d’ingresso (il prezzo di una pizza), non è mancanza di spettacolo in pista (sempre assicurato da corse avvincenti). La soluzione non si trova facilmente e la bacchetta magica non c’è. Il problema è… “culturale”. C’è bisogno di una nuova semina, l’esigenza di ripartire dal basso, (perché non dalle scuole?), dal pubblico dei ragazzini-giovanissimi, (ri)definendo senza tentennamenti l’identità del CIV: non uno scimmiottamento della MotoGP ma una dura e affascinante palestra, un vivaio per la formazione di alto profilo dei campioni di domani. Il CIV (per la complessità, i costi, i rischi delle corse) non va considerato come passatempo, né – all’opposto – come attestato di “fenomeni” a prescindere dai risultati”.
Ecco. C’è un lungo inverno davanti per riflettere e per… muoversi

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