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Motomondiale, troppe gare o troppo poche?

Motomondiale, troppe gare o troppo poche? Analisi del calendario delle gare mondiali, MotoGP e Superbike

Motomondiale 2016 – Dopo il prossimo GP di Germania in programma il 17 luglio al Sachsenring il Motomondiale va in ferie per un mese ripresentandosi il 16 agosto per il GP d’Austria. Peggio fa il mondiale Superbike che dopo il GP Usa di questo week-end a Laguna Seca ritorna addirittura il 18 settembre con il GP di Germania. Insomma, nei due massimi campionati iridati di velocità c’è un “buco” estivo che dimostra qualche sbavatura nella formazione del calendario. Che fare, inserire ancora più gare nel periodo estivo? Mai come oggi gli appuntamenti del mondiale sono stati così pieni di corse. Il Motomondiale classico (quello della MotoGP, Moto2, Moto3) si è via via gonfiato di gare presentando nel 2016 ben 18 Gran Premi nell’arco di otto mesi, dal 20 marzo al 13 novembre.

La WSBK conta quest’anno 13 appuntamenti (con doppio round sabato e domenica), dal 28 febbraio al 30 ottobre. Per la cronaca citiamo il CEV spagnolo “mondialino”, otto gare (doppi round) dal 17 aprile al 20 novembre nonché il CIV italiano con 5 gare (doppio round sabato e domenica) dal 14 maggio all’8 ottobre 2016. Tralasciamo altri importanti campionati nazionali, come quello inglese o quello negli Usa ecc., per non parlare di altre discipline quali il Motocross ecc. Insomma, c’è chi rivendica più corse – addirittura correndo anche in inverno dall’altra parte del Globo – rischiando anche una intasatura e… l’indigestione. Ovvio che nel mondo globalizzato e con la rivoluzione mediatica che “annulla” spazio e tempo si potrebbe correre anche sulla… Luna e godere le gare in diretta dal divano di casa o sul telefonino mentre si sta in treno o sulla metro.

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In tal modo aumenta a dismisura l’audience, a beneficio delle casse degli organizzatori del Circus mondiale. Altrettanto ovvio che la ricerca dei nuovi mercati spinge il motomondiale oltre i suoi confini “naturali” – una volta l’Europa – per sbocchi di natura commerciale. Il campionato del Mondo di motociclismo di velocità, si sa, è nato nel 1949 con soli 6 gran premi (Italia, Inghilterra, Olanda, Belgio, Ulster, Svizzera) nelle prime due edizioni, poi 8 per i successivi due anni (aggiunti i GP di Francia e Spagna), quindi 9 per altri 3 anni (con GP di Germania), tornando a 6 nel 1956 e ’57 in una altalena continua fino a superare costantemente i 10 GP dal 1961 (con l’ingresso delle Case giapponesi) andando anche in Svezia, Argentina, Finlandia e Giappone.

Spain's rider Marc Marquez steers his Repsol Honda during the second Free Practice session ahead of the Italian motorcycling Grand Prix at the Mugello racetrack on May 20, 2016.  AFP PHOTO / GIUSEPPE CACACE / AFP / GIUSEPPE CACACE        (Photo credit should read GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images)

Mediamente il Motomondiale iniziava i primi di maggio (preceduto dalla Mototemporada emiliano-romagnola che iniziava il 19 marzo all’autodromo di Modena: una vera e propria anticipazione del mondiale) e terminava di solito i primi di settembre con il GP d’Italia a Monza e poi, più tardi, con il GP del Giappone. Per decenni la stagione di corse internazionale si apriva e si chiudeva in Italia con la prima gara di Modena – come già detto – e le ultime due gare a fine settembre o ad ottobre a Vallelunga e a Ospedaletti San Remo. Le due gare invernali in Sud Africa non avevano interesse. Rispetto al passato, anche nel motociclismo tutto è cambiato, specie nel rapporto evento-comunicazione, nel senso – soprattutto – che chiunque può vivere in diretta e/o in differita la competizione da qualunque posto del mondo aprendo nuovi target e nuovi spazi anche di business ma non privi di limiti e di contraddizioni come ad esempio l’intasamento e il rigetto.

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In altre parole, serve equilibrio proponendo una selezione basata sulla qualità dell’evento in relazione a dove l’evento si fa. Non vogliamo tornare al 1949 ma restiamo convinti che portare le corse in luoghi non “appropriati” non giovi al motociclismo. Nel motomondiale siamo oramai al limite delle 20 gare a stagione. Il rischio è quello di un Campionato che … non finisce più, un Campionato che alla fin fine invece di tenere alto l’interesse e tenere avvinti gli appassionati in tutto il mondo, porti all’assuefazione e alla noia. Anche qui vale il detto: “il troppo stroppia”.
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