Home Max Biaggi: “Rossi fuori? Un Mugello a metà”

Max Biaggi: “Rossi fuori? Un Mugello a metà”

Max si racconta ai microfoni di Libero e parla del passato, degli esordi, delle prime vittorie. E ovviamente di Rossi. In maniera decisamente inedita…

Il tempo, si sa, porta consiglio. E può far riappacificare anche acerrimi rivali come Max Biaggi e Valentino Rossi. I due, ormai non più ragazzini, non corrono assieme una gara da ormai 11 anni: ci può stare che per entrambi sia arrivato il momento di dire basta alle provocazioni reciproche.

Il Corsaro romano, intervistato da DJ Ringo durante il programma radiofonico Revolver, ha espresso il suo sincero rammarico per il guasto al motore occorso al pesarese durante il GP d’Italia: “Con Rossi fuori dai giochi è stata una gara incompleta, perchè avrebbe potuto essere molto più bella con una lotta a tre nel finale. Rossi è andato forte tutto il weekend, ha fatto la pole. Forse quando Jorge ha visto fumare il motore ha pensato di essersi tolto una bega”.

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Intervistato da Libero, Max si è soffermato a lungo a parlare anche di altri argomenti: la sua lunga carriera, i suoi rimpianti, ovviamente anche la rivalità con Rossi. Ma udite udite, anche la stima per quello che considera il suo rivale più forte. Un Biaggi che gioca a carte scoperte, trasparente, sincero. Eccone uno stralcio (su Libero la versione integrale).

Max, ora che fai il commentatore, soffri quando tu parli in tv e gli altri corrono?
Non proprio, no. Mi sono tolto tutti gli sfizi. Nel 2015, dopo tre anni di inattività, ho corso un paio di gare in Superbike. Ho fatto il risultato più importante a cui potessi ambire: il podio, diventando il pilota più anziano a salire sul podio in un mondiale. Sono il primo italiano che ha vinto in Superbike. Oggi sono contento a vedere i ragazzi correre, so quanta passione e sacrificio servono

L’impresa a cui sei più legato?
Suzuka, 1998, la prima in 500: solo io e Saarinen abbiamo vinto al debutto nella classe regina.

Credi ancora che ti abbiano rubato quel mondiale?
“Non lo dico mica io. Lo hanno ammesso: l’anno dopo hanno cambiato le regole, avevano capito che le ragioni per cui mi avevano punito erano sbagliate. Il direttore gara è stato spedito a casa. Troppo tardi, però”

9 May 1999:  Max Biaggi races his Yamaha 500 at the FIM Spanish Grand Prix Motorbike World Championships held in Jerez, Spain  Mandatory Credit: Mike Hewitt /Allsport

Una volta hai detto: “Se fossi stato più politico, in 500 il titolo non mi sarebbe sfuggito”. Spiegami.
“Avrei fatto altre scelte. Ovvero non sarei andato alla Yamaha. Al mio ultimo anno in Honda il presidente mi fece delle promesse e io credevo che la sua parola fosse una, quella data. E invece, come si dice, manco per il cazzo. Non mantenne i patti, mi infuriai e me ne andai. Se fossi rimasto, magari…

Rimpianti?
“Naaa. Avere rimpianti significa vivere male”

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Max ha poi ovviamente affrontato l’argomento Rossi, che puntualmente gli viene riproposto dall’intervistatore di turno. Il Corsaro non solo non si è tirato indietro, ma ha fatto trapelare alcune dichiarazioni che solo qualche anno fa sarebbero state semplicemente impensabili…

Senti, parliamo del finale dello scorso anno: hai goduto a vedere Valentino Rossi perdere?
“No, sono un uomo prima di tutto: non si gode per le sconfitte altrui. E da italiano mi spiace, sono un po’ nazionalista. Le cose, però, dovevano andare così. Puoi parlare di fortuna o sfortuna, ma non c’ è mai una forza sopra le parti che decide per qualcun altro. Io non ci credo”

Chi parla dello strapotere della Dorna e degli spagnoli sbaglia?
“Ti rispondo con una domanda: quando io, Rossi e Capirossi eravamo sempre sul podio significa che eravamo i padroni del motociclismo? No, non decidevamo nulla. Era un caso. Oggi, come allora, gli spagnoli sono più organizzati: hanno un vivaio vero, un campionato nazionale competitivo. Tirano fuori piloti di livello”

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Rossi al Mugello avrebbe vinto?
“Di sicuro se la sarebbe giocata fino all’ultimo”

Lorenzo. Certi aspetti del suo carattere mi ricordano il tuo: introverso, al contrario di Rossi un po’ infastidito da riflettori e giornalisti. Sbaglio?
“Non saprei. Di sicuro io sono un introverso con le persone che non conosco. Ma più che fastidio, forse, è timidezza e imbarazzo. Rossi invece ha un vantaggio, un dono: è bravo a comunicare”

Sei molto amico di Jorge: un aneddoto che ti lega a lui?
“Jerez, nel 2002. La sua prima gara: potevi correre dai 15 anni in su, e lui li compiva sabato. Il venerdì, emozionatissimo, venne a conoscermi nei box. Mi disse che ero il suo idolo, il suo ispiratore, e che non si perdeva nessuna mia gara. Abbiamo scattato una foto insieme, quella che si vede sempre su internet, dai. Siamo diventati amici, negli ultimi anni ancor di più”

La rivalità con Rossi. Nel tuo libro ricordi il primo scazzo: Vale era in 125, fece una battuta su di te e tu gli rispondesti di sciacquarsi la bocca. Era successo qualcosa già prima?
“Non ricordo. Quello è un singolo episodio, goliardico. Ma con lui era tutto un punzecchiarsi, ahimè. In certi casi non potevi non rispondere e fargliela passare liscia, mi sarei mostrato come quello senza carattere”

Lo senti mai, per caso?
“Nonono. Zero”

La scazzottata prima del podio al Gp di Barcellona nel 2001?
“Mi spiace per voi, ma non c’ è stato nessun pugno. C’ è stato un po’ di casino, quello sì, e la visiera di un casco mi ha tagliato la guancia. Tutto qui”

A parità di moto, lo avresti battuto?
“Con i se e con i ma vanno avanti i treni…”

Il pilota più forte con cui hai corso?
“Rossi”

Il più sopravvalutato?
“Gibernau”

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Scorretto?
“Scorretto non mi piace. Facciamo il più bastardo: Capirossi, ha fatto un paio di manovre davvero toste”

Oggi ti senti più amato rispetto a quando correvi?
“Credo mi apprezzino di più grazie alla tv: fare il commentatore mi ha dato la possibilità di farmi conoscere come persona, almeno un po’. Mi sono messo in gioco e ho ricevuto molti consensi: questa cosa mi appaga”

Avevi la fama di cattivo: un gesto nella tua carriera di cui ti sei pentito?
“Non cambierei nulla. I senza palle cambierebbero le cose. È andata come andata, sono stato fortunato. Non mi va di fare il buon samaritano”.

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via | Libero

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