Home MotoGP Valencia, in attesa del “bel gesto” del vincitore … ai vinti

MotoGP Valencia, in attesa del “bel gesto” del vincitore … ai vinti

Quando, a seguito del “casino” di Sepang, si decide di tirar su un muro (reale o virtuale fa lo stesso) nello stesso box Yamaha, è evidente che una parte del Team è in festa per la pole record di Lorenzo e l’altra parte si rabbuia per la scivolata di Rossi.

Quando, a seguito del “casino” di Sepang, si decide di tirar su un muro (reale o virtuale fa lo stesso) nello stesso box Yamaha, è evidente che una parte del Team è in festa per la pole record di Lorenzo e l’altra parte si rabbuia per la scivolata di Rossi.

Più che separati in casa, oggi nemici: non riguarda solo i piloti ma l’intero squadrone della grande Casa dei tre diapason, adesso spaccato in due non solo per le ovvie esigenze di organizzazione interna ma a seguito del passaggio dalla “guerra fredda” alla guerra “bollente” fra l’italiano e lo spagnolo.

Comunque andrà la corsa domani, uno solo salirà sul gradino più alto del podio e uno solo metterà in testa la corona iridata. Sarà comunque vittoria Yamaha. Ma non trionfo. Con il vento che tira, per la Yamaha non sarà una festa, perché uno dei suoi due vessilliferi uscirà da Valencia da trionfatore e l’altro da sconfitto proiettando all’interno del Team e fuori questa situazione di “vincitori” e “vinti”.

Sepang è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso mettendo allo scoperto una realtà di convivenza “impossibile” fra Valentino e Jorge, ovviamente accentuata e poi esasperata dal fatto che sono proprio loro due a giocarsi il titolo all’ultimo round. L’opportunità si è trasformata in problema. Non si tratta solo dell’incidente di Sepang. Le responsabilità di chi ha in mano le redini della MotoGP (Dorna e Fim) sono state ampiamente discusse in questi giorni fra polemiche roventi: il gigante ha dimostrato di avere piedi d’argilla e al primo strappo interno rischia di implodere. Comunque è questo motomondiale marcato Dorna a uscirne con le ossa rotte.

Ma tutto ciò non basta. In questo caso c’è una responsabilità che riguarda direttamente la Yamaha, una Casa impegnata da 60 anni nelle grandi corse, che ben conosce i limiti dei “due galli” nello stesso pollaio. Oltretutto fra Lorenzo e Rossi c’erano dei trascorsi noti e per nulla rassicuranti. Cosa si è fatto per mettere i due campioni in condizioni di non far saltare il tetto della stessa abitazione?

Il motociclismo, oggi più di ieri, è sport complesso che travalica l’aspetto tecnico e agonistico investendo la complessità dei rapporti interpersonali e le raffinatezze della psicologia che non possono essere gestite con improvvisazione da gente inesperta e non all’altezza.

Delle due, l’una: o si pratica il metodo del motociclismo de: “I giorni del coraggio” quando in pista venivano i padroni (il conte Domenico Agusta, i fratelli Giovanni e Mimo Benelli, il comm. Alfonso Morini, il comm. Giuseppe Gilera, Giuseppe Parodi e Carlo Guzzi, il conte Giuseppe Boselli della Mondiale cc.) e una situazione del genere si risolveva con un telegramma di una sola parola (licenziato) o ci si dimostra capaci di esercitare quel ruolo di “manager” fin troppo abusato e ben pagato evitando danni incalcolabili che vanno al di là dei diretti interessati.

Qui, invece, tutti incolpano gli “altri”, nessuno fa un’analisi alla radice del problema, nessuno fa vera autocritica, dimostrando superficialità e inadeguatezza. Domani, a corsa finita, non saranno sufficienti gli appelli per sorridere tutti davanti alla tv, come a un matrimonio. Si vivrà una situazione “felliniana”, con strascichi negativi che rischiano non solo di delegittimare il campione del Mondo 2015, l’intera stagione, tutta la MotoGP, l’intero motomondiale.

Domani, l’abbraccio del vincitore, l’abbraccio del nuovo campione del Mondo allo sconfitto numero uno sarebbe già un passo, oltre che doveroso, apprezzabile e degno di encomio, un segnale di aver compreso la lezione, il “bel gesto” che si deve agli appassionati, al motociclismo tutto.

Ma ciò riguarda i piloti e quindi non basta perché il bubbone si è sviluppato per colpa della radice “malata”. Da lì bisogna ripartire per una vera svolta. Sarà così o si metterà tutto sotto la cenere? C’è da sperare, almeno, che la corsa domani di Valencia fili via liscia nel binario dello show e non si trasformi in una corrida.

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