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MotoGP delegittimata, il rischio del gioco “truccato”

Il motociclismo passa dalla consacrazione dei campioni in pista ai verdetti dei tribunali perdendo dignità e credibilità.

Il motociclismo che dopo il fattaccio di Sepang passa dalla consacrazione dei campioni in pista ai verdetti dei tribunali si avvita in una spirale incontrollabile perdendo dignità e credibilità.

Da anni, noi di Motoblog e pochi altri, denunciamo i limiti del motomondiale targato MotoGP, un gigante dai piedi d’argilla, un luna park dalla doppia faccia, piegato dai voleri della proprietaria multinazionale monopolista Dorna (con la colpevole accondiscendenza della FIM ridotta a soprammobile e con i media “leccaculo”) alla legge dello show business, non più sport ma uno “strumento” come altri per fare business nell’era della globalizzazione e della nuova comunicazione mondiale.

Più volte abbiamo analizzato questa realtà e quindi non ci ripetiamo, ma ci torneremo presto.

La deriva di queste ore dopo la sanzione dei giudici di gara (Fim) contro Valentino Rossi ha dei responsabili con nome e cognome: non tanto i piloti – i veri protagonisti delle corse, quelli che rischiano la pelle in pista, piloti che tirano comprensibilmente l’acqua al proprio mulino per legittimi interessi sportivi ed economici – ma quelli che tirano le fila (almeno in Italia) del motociclismo, dello sport e (addirittura) anche della politica e delle istituzioni: personalità che invece di rimanere super partes richiamando i contendenti al senso di responsabilità e al rispetto degli avversari si sono “schierati” nella logica del più sfacciato populismo, difendendo una parte e accusando altri, come fanatici.

In tal modo si è favorito chi soffiava e soffia sul fuoco chiamando tutti alle Crociate per la “guerra patriottica”. Ora, l’ultima carta (quella del TAS) giocata da Rossi contro la penalità è discutibile pur se legittima.

Ma – come abbiamo già scritto ripetutamente – per Valentino può essere addirittura un boomerang perché a Losanna potrebbero togliere la “punizione” della partenza del campione pesarese dall’ultima fila a Valencia ma anche cancellarlo dalla classifica di Sepang, con le conseguenze di “regalare” di fatto il titolo a Lorenzo.

Ma il punto vero non è questo. Qualunque decisione prenderà il TAS (ma può anche decidere di non decidere….) scontenterà una parte con la conseguenza di delegittimare chiunque sarà campione del mondo MotoGP 2015.

Con questa deriva il gioco è oramai falsato e chiunque ne uscirà sconfitto dirà che le carte erano truccate. La corona di campione del mondo invece di onorare il pilota più forte, simbolo di tutti gli altri, rischia di diventare un’onta per chi l’indossa.

Ma ad essere delegittimato sarà il motociclismo tutto e un’ombra cupa di addenserà sulla MotoGP: non solo sul campionato 2015 ma sul suo immediato futuro. Cui prodest?

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