Home Moto3, Marco Bezzecchi e Fabio Di Giannantonio “pari” sono

Moto3, Marco Bezzecchi e Fabio Di Giannantonio “pari” sono

Non si dimenticheranno facilmente gli ultimi due round del Civ del Mugello con tutte le gare appassionanti e soprattutto non si dimenticherà la Moto3, con la doppietta di Marco Bezzecchi che gli ha fruttato la “corona” tricolore, con la gran corsa finale di Fabio Di Giannantonio ma senza titolo per il ko tecnico nel diluvio di sabato.

Nel motociclismo vince uno solo e chi vince ha sempre ragione. Bezzecchi, con sette vittorie su dieci gare, non ha certo rubato niente ma è indubbio che, visto l’evolversi del campionato e il “come” si sono svolte le singole gare, Fabio Di Giannantonio – davvero superbo fino all’ultima corsa-show di domenica al Mugello – meriterebbe il titolo alla pari del neo campione tricolore.

Nel post di ieri abbiamo messo in risalto il “bel gesto” del romagnolo e del romano, il lungo abbraccio dei due protagonisti nel giro d’onore, l’inchino di Fabio di fronte a Marco, i complimenti reciproci: il tutto dopo una corsa rovente con … 27 sorpassi (!), senza esclusione di colpi ma nella totale correttezza. Dicevamo e ripetiamo: è questo il motociclismo che ci piace.

Marco e Fabio, entrambi 17enni, sono piloti in forte crescita, diversi sul piano tecnico e agonistico ma non è vero quel che si è ripetuto fino alla noia, che Marco sarebbe un pilota veloce ma non affidabile perché sempre a terra, che Fabio sarebbe un pilota “regolare” che va a punti. Non è così.

L’ultima corsa di domenica, se ce ne fosse ancora bisogno, dimostra che sia Marco che Fabio hanno entrambe le doti: quella di essere veloci e di sapersi gestire in corsa. Caso mai usano queste doti in modi e tempi diversi, ed è questo che fa la differenza.

Un esempio? Bezzecchi, sabato in gara uno sotto una pioggia insidiosissima, ha vinto una corsa davvero difficile e ad alto rischio, dimostrando di saper guidare forte, di rimanere in piedi, di saper gestire da “ragionatore” la situazione. Idem domenica, quando Marco è riuscito a non farsi travolgere dalle ripetute bordate di Fabio – durissimi attacchi alla baionetta – sfruttando alla fine con grande maestria e freddezza il maggior spunto velocistico della sua Mahindra-Peugeot rispetto alla Honda del rivale.

Da parte sua, Di Giannantonio ha fatto quanto meno… altrettanto: fino al Mugello leader in classifica con 27 punti di vantaggio, non si è “spento” quando sabato la sua moto lo ho costretto al box, ricaricandosi per l’ultima battaglia, quella di domenica in gara 2, dove non ha lasciato nulla di intentato per poter tagliare per primo il traguardo e agguantare l’agognato titolo.

Più volte, dopo l’ennesimo sorpasso e dopo l’ennesimo tentativo di fuga, il pilota capitolino sembrava lanciato verso il trionfo. Non è stato così, perché Marco aveva in serbo l’ultima carta, spremere quel cavallino in più nel motore che alla fine ha fatto la differenza nel volatone.

Applausi a entrambi, due piloti sulla strada giusta, quella che li porterà presto nell’agone internazionale.

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