Home Grandi duelli iridati 1955: Bill Lomas (Guzzi) – Dickie Dale (Guzzi)

Grandi duelli iridati 1955: Bill Lomas (Guzzi) – Dickie Dale (Guzzi)

Bill Lomas (Guzzi) e Dickie Dale (Guzzi) a confronto in una sfida storica degli anni ’50


Senza il fattaccio di Assen (squalifica del vincitore Bill Lomas per il rifornimento a motore acceso della sua MV Agusta 250) le Case italiane avrebbero fatto il pieno dei titoli iridati del 1955 andati alla Gilera (Geoffrey Duke) nella 500, alla Moto Guzzi (Bill Lomas) nella 350, alla NSU (H.P. Muller) nella 250, alla MV Agusta (Carlo Ubbiali) nella 125, con l’aggiunta della BMW (Faust/Remmert) nei sidecars. E’ la stagione della morte a Imola del grande Ray Amm, già precedentemente affrontata, e dello storico forfait delle grandi Case inglesi (Norton e Ajs) e tedesche (Nsu, Bmw) che comunque non mancheranno di animare il carosello iridato, specie al TT e, come già scritto, addirittura a centrare il titolo della 250 con la Nsu Sport-Max monocilindrica.

Erano davvero altri tempi. E poteva anche accadere che un “mostro sacro” come Lomas corresse ufficialmente per due Marche fra loro avversarie come MV Agusta e Moto Guzzi, le quali avevano ingaggiato il campione inglese a stagione già avviata e la Casa di Mandello lo aveva chiamato proprio in sostituzione di Dale, ko dopo una brutta caduta. E’ l’anno della Guzzi nella 350 che, proprio grazie a Lomas, infligge il colpo … “mortale” alle Norton affidate a due super indemoniati quali Bob Mc Intyre e il giovanissimo John Surtees.

Lomas farà mirabilie anche al Nurburgring, all’Ulster (doppietta di Bill che domina anche la 500), a Monza, soprattutto a Spa togliendo sul nascere ogni velleità di riscossa alla DKW con il coriaceo Karl Hobl. Per l’occasione la Casa di Ingolstadt schierava una inedita sibilante 350 tre cilindri due tempi da 40 Hp a 13.000 giri che però nulla poteva di fronte alle Aquile di Mandello. Quelle 350 affidate a Lomas, Kavanagh, Dale, Agostini Duilio, erano moto derivate dal modello del 1953, le cui radici portavano molto più indietro.

Bill Lomas (Guzzi) e Dickie Dale (Guzzi)
Bill Lomas (Guzzi) e Dickie Dale (Guzzi)
Bill Lomas (Guzzi) e Dickie Dale (Guzzi)
Bill Lomas (Guzzi) e Dickie Dale (Guzzi)
Bill Lomas (Guzzi) e Dickie Dale (Guzzi)
Bill Lomas (Guzzi) e Dickie Dale (Guzzi)
Bill Lomas (Guzzi) e Dickie Dale (Guzzi)
Bill Lomas (Guzzi) e Dickie Dale (Guzzi)
Bill Lomas (Guzzi) e Dickie Dale (Guzzi)
Bill Lomas (Guzzi) e Dickie Dale (Guzzi)

Nel 1949 si era partiti addirittura riducendo la cilindrata del bicilindrico 500, poi, dopo altri esperimenti, nel 1952 si maggiorò il monocilindrico “Gambalunghino” che fu via via migliorato tanto da vincere con Anderson il titolo del 1954.

La Guzzi operava su più cilindrate e con moto e motori diversi fra loro. La “treemmezzo” bialbero 4 tempi monocilindrica del 1955 era un capolavoro, superiore anche alle pluricilindriche: oltre 35 Hp a oltre 8000 giri, coppia straordinaria, oltre 210 Kmh, 127 kg, carenatura profilata in lamierino d’alluminio. Arriverà a superare i 40 Hp a 9000 giri, 235 Kmh (185 sul giro a Spa, 184,237 a Monza), quattro titoli mondiali, un canestro pieno di vittorie e di record mondiali.

In quel 1955, 27enne al debutto con la Guzzi ufficiale al TT, Lomas si espresse con il classico “veni, vidi, vici”. E così fu. Dopo il duro tirocinio con Ajs, Rojal Enfield, Velocette, Lomas trovò nelle Case italiane, MV Agusta e soprattutto Guzzi, le moto vincenti diventando il “Terribile Bill”.

Dinoccolato, sorridente fuori pista e con un ghigno sinistro in corsa, di ribelle non aveva solo il ciuffo. Si concentrava anche sul piano psicologico perché convinto che “la vittoria va costruita prima della corsa”. Come? Incuteva timore agli avversari, non risparmiando loro frecciate acide e soprattutto esternando una superiorità al limite della guasconeria, che poi spesso dimostrava con i fatti in pista. L’opposto di Amm fuori pista ma simile in corsa: oltre ogni limite, con “numeri” che non raramente conducevano all’ospedale.

Ad Assen, nel 1957, ridusse la moto in mille pezzi e i soccorritori volevano portarlo direttamente all’obitorio, non in ospedale. Ma la forte fibra di Bill non si piegò alla dea bendata. Fu però costretto a chiudere lì una carriera che poteva portare ancora vittorie e titoli. Per anni, con il peso dei postumi delle precedenti cadute, faceva capannello nei paddok raccontando le sue gesta di gran corridore. Fino al 14 agosto 2007.

In quel 1955 Dick Dale incrociò più volte le lame con Bill Lomas e con gli altri grandi dell’epoca: memorabile la vittoria al GP d’Italia a Monza. Non vinse né qual titolo, né altri. Ma resta nell’albo dei grandi, pur se fra i meno fortunati. Nel 1961, a 34 anni, dopo molti acuti e qualche … stecca, fu raccolto fra gli abeti neri del Nurburgring, caduto all’ultimo giro della 500 sotto il diluvio, a pochi metri dalla vittoria.

Prima di ogni partenza, Dick mimava la cloche (o la mitraglia?) del suo bombardiere Meteor, ricordando le picchiate ai tempi della R.A.F. Guidava “pulito”, la potenza si esprimeva nel passo, la classe in sorpassi nei curvoni a … “babbo morto”.

Mite, gentile, pensoso, anche sul gradino più alto del podio pareva assente, fra le sue nuvole, chiuso nella carlinga del suo caccia. Spesso in grandi Case, ma sempre con un caposquadra davanti: Duke alla Norton e alla Gilera, Ubbiali alla Mv Agusta, Lomas alla Guzzi. Portò al trionfo la poderosa Guzzi 500 8 cilindri a Imola. Salì anche sulle Bianchi e sulle Benelli ufficiali. Era pilota e uomo rispettato, nelle corse e fuori.

Per l’anagrafe dei comuni mortali, Lomas visse più del doppio di Dale, ma nel firmamento del motociclismo si inseguono ancora, come ai tempi del TT e dell’Uster, sulle Aquile di Mandello. E non sono soli.

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