Home Grandi duelli iridati 1953: Leslie Graham (MV Agusta) – Geoffrey Duke (Gilera)

Grandi duelli iridati 1953: Leslie Graham (MV Agusta) – Geoffrey Duke (Gilera)

Leslie Graham (MV Agusta) e Geoffrey Duke (Gilera) a confronto in una sfida storica degli anni ’50


I piloti italiani restano a “bocca asciutta” nel 1953, stagione invece positiva per le nostre Case, iridate nelle due maggiori categorie: nella 500 (Gilera con Duke) e nella 350 (Guzzi con Fergus Anderson). Un anno particolarmente funesto, con cadute, incidenti anche mortali, che nel solo Tourist Trophy causano il decesso di cinque corridori (fra cui lo stesso Graham) e portano pure al ritiro dalle corse di moto del pluri iridato Bruno Ruffo, tradito nelle prove della 250 dalle nebbie del Mountain.

Geoff Duke, ingaggiato dal Comm. Giuseppe Gilera con sole 1000 sterline, conquista il suo quarto titolo, (ne arriveranno altri due con la Marca italiana) confermando il predominio della “quattro cilindri” bianco-rossa di Arcore. Del “Duca di ferro”, uno dei più grandi piloti di tutti i tempi, abbiamo già parlato nelle precedenti carrellate. Con i “se” e con i “ma” non si fa la storia, neppure quella del motomondiale. Ma il 1953, senza il tragico TT, sarebbe stato l’anno di Leslie Graham.

Già primo campione del Mondo della 500 con la AJS nel 1949, l’inglese ex temerario aviatore dei caccia della Raf, smilzo e tutto nervi, dal sorriso contrassegnato da occhi magnetici, resta fra le stelle più vive nel firmamento del motociclismo mondiale. “Si va tutti forte – diceva Umberto Masetti, un asso non facile ai complimenti verso gli avversari – ma Leslei va più forte di tutti”.

Leslie Graham
Leslie Graham
Leslie Graham
Leslie Graham
Leslie Graham
Leslie Graham

E Leslie meravigliava per il suo eclettismo, trovandosi a proprio agio e correndo al massimo livello nella stessa giornata, con moto di qualsiasi marca e cilindrata, quasi un antesignano, per molti versi, di Mike Hailwood. Non solo: Leslie aveva il fiuto del tecnico raffinato, un dono fondamentale per lo sviluppo delle MV Agusta da Gran Premio, tant’è che il Conte Domenico Agusta lo aveva assunto, oltre che come pilota maturo e di sostanza, anche in qualità di speciale “consulente tecnico”.

Graham, nel 1953, aveva due obiettivi: vincere al TT e dimostrare che era lui il vero “re” della 500, non Duke, Amm, Amstrong, Kavanagh, Dale, Masetti, Milani. Pur con un braccio malconcio per un brutto volo in prova, Leslie conquista con la MV monocilinrica 4 T. bialbero il Mercurio alato nella ottavo di litro dopo un duello di quasi 200 Km con Haas (NSU) e i compagni della Casa varesina Ubbiali, Sandford, Copeta, Purslow. Fatto suo il primo obiettivo, sul podio più alto della 125 lancia il guanto di sfida per fare il bis, il giorno dopo, nella 500.

Graham aveva fatto rivoltare come un calzino la “quattro cilindri” di Cascina Costa (motore con alesaggio e corsa mm 53×56,4; cilindri fusi separatamente; nuovo cambio a cinque marce; trasmissione finale a catena; serbatoio prolungato oltre la testa di forcella; pneumatici da 3X19” davanti e da 3,50×18” dietro; forcella anteriore telescopica Earles a lunghe braccia inferiori oscillanti), moto di 142 Kg a secco, oltre 60 Cv di potenza a 10.500 giri con un rapporto di compressione di 11:1, 230 Kmh di velocità e guidabilità su tutti i tracciati pur restando una moto alta e ingombrante.

Leslie, già sfortunato perché la sorte lo fece partire prima dei suoi più diretti avversari (al TT si partiva a cronometro, quindi distanziati), faticò a spingere e a mettere in moto il bestione italiano, perdendo terreno prezioso. Alla fine del primo giro subiva un gap di 39” rispetto a Duke – nuovo record sul giro con partenza da fermo- e 44” rispetto ad Amm. Non si diede per vinto, recuperando curva dopo curva, metro dopo metro, specie nei tratti umidi, fra il tripudio della gente, scesa ai bordi del tracciato.

Una danza mirabile, talento e ardimento che segnano le pagine radiose di questo nostro ineguagliabile sport. Ai box della MV si pregusta il trionfo. Ma la dea bendata tende la trappola nella serpentina in discesa di Bray Hill. Il pilota inglese arriva lungo nella esse più veloce e a 200 Kmh, centra un palo, andandosi poi a sfracellare contro un muretto mentre la sua moto trascina a terra anche Brown, appena superato. Duke e Amm vedono Leslei esanime a terra e percorreranno altri 250 Km di corsa prima di piangere, sul podio, l’amico deceduto.

Per la MV Agusta fu un colpo durissimo, solo tre anni dopo, nel 1956, a Cascina Costa arriverà il degno sostituto di Graham: il ventiduenne John Surtees. La Casa di Cascina Costa deve molto a Leslie Graham. Anche il motociclismo.

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