Home Grandi duelli iridati (1949): Ruffo (Guzzi)-Ambrosini (Benelli)

Grandi duelli iridati (1949): Ruffo (Guzzi)-Ambrosini (Benelli)

Bruno Ruffo e Dario Ambrosini in un duello del 1949


Con il TT dell’Isola di Man del 13-17 giugno 1949, e con l’exploit dei piloti inglesi (250 Barrington su Guzzi, 350 Frith su Velocette, 500 Daniell su Norton) inizia il campionato del mondo di motociclismo. Passata la … “paura” dell’esordio iridato, gli italiani tornano subito protagonisti, tanto da conquistare a fine stagione i titoli iridati della 125 con Nello Pagani (Mondial) e della 250 con Bruno Ruffo (Guzzi). Ci fu gran battaglia in tutte le classi ma il clou si raggiunse nella quarto di litro, pur con sole quattro corse in calendario.

Va anche detto che subito dopo la guerra il campionato italiano “valeva” di fatto un mondiale, tant’è che, ad esempio, nel 1948 Ruffo trionfò da privato al GP delle Nazioni di Monza in una gara memorabile davanti agli agguerritissimi squadroni ufficiali di Benelli e Guzzi. Da lì, per il campione veronese, l’ingresso a Mandello da caposquadra. Tornando al 1949, due settimane dopo il TT, sin dal GP di Svizzera – nell’ostico saliscendi di sette chilometri della cupa foresta del Bremgarten (qui persero la vita, fra gli altri, due grandi quali Omobono Tenni e Achille Varzi) – a dettar legge sono i piloti italiani.

L’inglese Anderson prende subito il largo con il suo Guzzi “Albatros” ma nulla può contro la rimonta furibonda di Ruffo (Guzzi Gambalunghino, monoalbero da 25-27 Cv, 8000 giri, 180 Kmh) e di Dario Ambrosini (Benelli bialbero da 25-27 Cv a 9000 giri, 180 kmh). Una corsa memorabile, fra uno scroscio d’acqua e un raggio di sole, un duello senza esclusione di colpi, con il pilota veronese, freddo e senza una sbavatura pur senza più freno posteriore del suo mezzo, sul gradino più alto del podio che alla fine abbraccia il rivale romagnolo, un indomabile combattente, fors’anche esagerato in alcuni tentativi di sorpasso.

Bruno Ruffo
Bruno Ruffo
Bruno Ruffo
Bruno Ruffo
Dario Ambrosini su Benelli
Dario Ambrosini su Benelli
Dario Ambrosini su Benelli
Dario Ambrosini su Benelli

I duelli fra i due campioni si susseguiranno tutto l’anno e oltre: solo il destino avverso li fermerà. Ruffo (che vincerà altri due titoli mondiali, perdendo il quarto per … ordini di scuderia e che nel 1953 a 33 anni lasciò il motociclismo dopo un terribile incidente nel nebbione del TT) e Ambrosini (campione del mondo 250 nel 1950 dopo il trionfo del TT inglese e che purtroppo periva ad Albi il 14 luglio 1951 all’età di 33 anni) hanno segnato un’era.

Hanno vinto tanto e potevano vincere di più se la dea bendata non si fosse messa di traverso. Nel nome di Ruffo e Ambrosini, durissimi avversari in pista quanto amici fraterni fuori, per anni le tifoserie si divisero fra “guzzisti” e “benelliani”, alzando ovunque sui circuiti di mezzo mondo i vessilli delle “aquile” di Mandello e dei “leoni” di Pesaro uniti dalla bandiera tricolore.

Bruno Ruffo è stato un fuoriclasse, di raffinata sensibilità tecnica, di grande affabilità (tre cadute in tutta la carriera), di forte temperamento agonistico, di lucida capacità tattica, freddo calcolatore per passare primo sotto la bandiera a scacchi, ma con la baionetta in canna, capace di gettare il cuore sull’asfalto per limare un decimo di secondo al cronometro. Ruffo, paragonato a un “mostro sacro” come Omobono Tenni, è stato il più grande stilista della 250 di tutti i tempi, insieme a Tarquinio Provini e a Max Biaggi.

Dario Ambrosini, l’uomo “nato per correre”, tecnico sopraffino, trascinatore delle folle, pilota d’acciaio, la tempra di Tazio Nuvolari, l’irruenza e la grinta che ispireranno poi altri campioni della Benelli quali Silvio Grassetti e Renzo Pasolini, fu con Tonino Benelli, l’emblema della Casa del leoncino. Indimenticabile, quell’avvio del motomondiale 1949. Indimenticabili Ruffo e Ambrosini.

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