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Mototurismo: Sardegna coast to coast – Da Arborea ad Arbatax

Sulle strade più belle della Sardegna con l’Honda CBF600S ABS


Per la terza tappa del nostro report mototuristico in Sardegna vi proponiamo il coast to coast, dall’estremo ovest all’estremo est dell’isola mediterranea con partenza da Arborea e arrivo al porto di Arbatax. Per circa 1/4 del percorso passeremo fra le strade affrontate nel primo itinerario che vi abbiamo proposto, ma tutto il resto è un’esperienza unica.

Tagliare la sardegna in due esattamente a metà, abbiamo tagliato l’isola in due metà uguali, partendo dalle coste che si affacciano alla Spagna e rispuntando sul mar tirreno 205km di curve dopo. I percorsi affrontati sono stati eterogenei, e solamente nella parte iniziale e in quella finale abbiamo percorso strade sul livello del mare.

Sarcidano, Barbagia e Ogliastra, sono le zone che abbiamo affrontato con la CBF600S ABS, che anche in quest’occasione si è dimostrata una vera e propria moto tuttofare. Tuta antipioggia, due panini con sartizzu di cinghiale e una bottiglia d’acqua dentro le valigie laterali, e via verso i tre “check point” del nostro percorso, situati ad Isili, Gairo e Tortolì.

Sardegna da Arborea ad Arbatax
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Partenza da Marina di Arborea

Sardegna da Arborea ad Arbatax

Il tragitto cost to cost deve prevedere obbligatoriamente una partenza e un arrivo sulla spiaggia, perciò per punto d’origine abbiamo scelto la costa sotto il golfo di Oristano, precisamente a Marina di Arborea. una lunga e trascurata spiaggia che vive in uno stato di abbandono da tanti anni ormai. Il comune di Arborea non sembra voglia valorizzare questo tratto di costa che vanta comunque un’acqua cristallina e una sabbia fine e bianca. Le strutture fatiscenti e la pineta poco curata ci riportano agli anni ’60, prima del boom turistico e ai lavori infrastrutturali lungo le coste di tutta l’italia.

La prima parte del percorso è noiosa, e la viviamo come se fosse un trasferimento dakariano. Percorrendo parte della SS131 ci troviamo all’uscita di Uras, e percorriamo nuovamente la SS442 che porta fino a Laconi. Questa volta ci inerpichiamo sul monte di prima mattina dopo una nottata di pioggia. L’asfalto è ancora un po’ bagnato ma l’arietta pungente fa un gran piacere e tonifica durante il primo assaggio di curve, prese in scioltezza e senza fretta.

Uras, Ales, Escovedu e Senis sono i paesi che incrociamo nella nostra salita sarcidana, ma questa volta non proseguiamo fino a Laconi, e svoltiamo a destra verso Nurallao, come è facile intuire, abbiamo lasciato a Sinis la SS442 per attraversare i paesi di Genoni e Nuragus dalle strette e innominate strade interne di campagna. Proprio nella zona di Genoni si trovano dei muretti a secco fatti di pietre grezze, apparentemente poco significanti ma si tratta di fortificazioni puniche di notevole importanza nella storia dell’isola. A Nuragus invece troviamo le vigne di uno dei vini più famosi e pregiati dell’isola, il Nuragus per l’appunto. Pochi chilometri separano il paese dal nostro primo check point situato nel paese di Nurallao.

Check point 1 – Nurallao

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A Nurallao facciamo la prima sosta caffè, ma dura poco perchè la voglia di rodare strade poco battute è tanta. Ci infiliamo così in un bosco magico appena superato il paese, attraverso le strette e impervie strade del Parco di Funtana Is Arinus. Qui, come indica il nome, tra boschi di querce, leccete e sugherete, precipita da un salto di oltre 20 metri una bellissima cascata che aumenta il fascino della natura lussureggiante di questo tratto di campagna. Da questo punto parte il Rio Sarcidano, che va ad alimentare la diga di Is Barroccus.

Una volta superata la località di Bau sa Mela (che vedremo solo nei cartelli) e usciti dal bosco, ci troveremo su un rettilineo che porta all’ingresso i Villanova Tulo, è la strada giusta, perchè a due passi dall’uscita del paese comincia la serie di curve mozzafiato che ci a lambire la parte superiore del lago Flumendosa, uno dei bacini d’acqua più grandi della sardegna e uno dei più suggestivi.

Lo si vede da lontano, quando scendiamo dal costone della montagna e ci dirigiamo verso il ponte. Il lago è sempre poco visitato, anche in periodo di piena stagione vacanziera, e gli unici compagni di avventura che troviamo sono motociclisti stranieri. Ci tengo a soffermarmi su quest’aspetto, perchè le moto con targa italiana che abbiamo incontrato sono state davvero poche. Tedeschi, francesi e olandesi sono gli utenti più appassionati di curve sarde.

Dicevamo, il Lago Flumendosa prende nome dal fiume che lo alimenta, ma è di origine artificiale, E’ lungo e stretto, tanto che dalla parte superiore non si riesce a distinguere il confine inferiore e viceversa. E’ un punto di riferimento naturalistico perchè habitat di diverse specie ittiche e volatili. Inoltre un battello parte settimanalmente per gite del bacino. Non è il più grande della Sardegna ma è di sicuro quello più lungo.

Riprendiamo la strada e saliamo sul costone che fiancheggia il lago, si sale davvero tanto e con una pendenza considerevole. Le curve diventano da puro misto stretto ma la carreggiata rimane larga e soprattutto ben asfaltata. Per le nevi invernali, è stato posizionato in questa zona l’asfalto rossastro drenante che crea una grip fenomenale e ci divertiamo come bambini al parco giochi.

Un destra-sinistra apparentemente senza fine ci porta ad attraversare i paesi di Esterzili (dove passa il Trenino Verde), Sadali e Seui. Siamo immersi nei boschi più belli dell’isola e i saliscendi sono dovuti alle gole e ai dislivelli sui rilievi frastagliati della zona. E’ chiaro che stiamo entrand nel territorio della Barbagia. Affrontare queste zone a fine settembre ha i suoi vantaggi. Traffico quasi nullo e temperatura piacevole; se volete un consiglio, la Sardegna in moto affrontatela a inizio giugno o fine settembre.

Check Point 2 – Gairo Vecchia

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Abbiamo percorso ormai 2/3 del nostro itinerario e sono passate già parecchie ore. I tempi di percorrenza non sono mai calcolabili come in un viaggio di spostamento da punto A e punto B, e potrebbe capitarvi di sostare in luoghi che noi non abbiamo menzionato, ma sarebbe impossibile descrivere tutto l’itinerario chilometro per chilometro seppure il paesaggio è facile vederlo cambiare nel giro di poche centinaia di metri.

Seui è il primo dei paesi aggrappati al costone del monte. In questa zona i centri abitati hanno la caratteristica di espandersi più in verticale che in orizzontale, e percorrerli significa davvero fare un’esperienza senza precedenti. Ci troviamo letteralmente in mezzo al nulla, a chilometri e chilometri dalle strade a scorrimento veloce e dalla citta. Parlare con un barista, o un signore che sorseggia il suo bicchiere di cannonau sulle panchine della piazzetta, è un’esperienza unica.

Aggiriamo la valle e ci troviamo ad affrontare ancora una volta un costone montano. Il primo paese che troviamo dopo quasi 20km è Ussassai, poi Gairo Taquisara e infino il nostro Check Point numero due: Gairo Vecchia. Già dalla parte opposta del monte si può intravedere il doppio complesso di case, quelle superiore della Gairo S.Elena e abitata, e quelle inferiori della spettrale e affascinante Gairo Vecchia, la città fantasma più grande dell’isola.

Nel 1951 il suo abitato è stato investito da una frana che, avendo causato la morte di alcune persone, ha indotto molti abitanti a trasferirsi nel vicino paese di Cardedu. A causa delle frane che si ripetevano, la maggior parte degli abitanti si è impegnata a ricostruire il paese in una zona meno esposta a questo pericolo. Nel 1953 su grandiosi terrazzi, costruiti su solide strutture di cemento armato, è sorto il paese di Gairo Sant’Elena che ha accolto tutti gli abitanti della Gairo Vecchia, ponendo fine alle paure delle passate alluvioni ma lasciando incustodite quelle case e quelle strade che ora rappresentano un’attrazione turistica dal fascino unico.

Dopo una piccola sosta a contemplare in silenzio il panorama che ci circonda e una visita all’interno delle case diroccate (alcune possiedono ancora la mobilia dell’epoca, mentre altre sono state svuotate completamente), ci fermiamo ad un bar di Gairo S.Elena per bere qualcosa di energetico. Ancora suggestionati e un po’ inquietati dalla città fantasma, ci riavviamo verso il mare, per l’ultimo terzo del nostro viaggio da costa a costa.

Check Point 3 – Tortolì

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Si riprende a scendere, questa volta per l’ultima volta perchè la lunga discesa di 16km ci porta fino alla meta finale, il mare. Gairo è ormai alle spalle e non ci vuole tanto per spuntare sull’ultimo costone e vedere in lontananza l’azzurro chiaro del mare e un orizzonte confuso con il cielo dalla troppa distanza che ci separa.

I primi chilometri di discesa sono un eccitante toboga di curve veloci e raccordate, di quelle che stimolano il polso destro e l’animo sportivo della CBF600S ABS. Le gomme che ci equipaggiano sono le Continental Road Attack 2, vere e proprie mangiacurve stradali, che stupiscono per agilità e grip anche a pieghe elevate. La confidenza e alta e ci divertiamo parecchio prima di arrivare al centro abitato di Lanusei.

Lanusei è il ritorno alla civiltà. Vediamo autobus, furgoncini che lavorano e ragazzini che escono da scuola. Anche questa cittadina è posizionata sul costone della montagna ma l’estensione del territorio è decisamente più ampia rispetto ai paesi incontrati prima. Decidiamo di non fermarci e di proseguire gli ultimi 10km per arrivare al nostro Check Point 3, finalmente sulla spiaggia.

Mare… e che mare! Siamo finalmente arrivati a Tortolì dopo una serie di curve in discesa su un tratto collinare davvero spettacolare. Qui si rientra completamente nella macchia mediterranea e la visuale è di 2-3 curve in discesa. Non c’eravamo mai trovati in una situazione simile fino a questo momento ma dobbiamo limitare la smanettata perchè anche il traffico si fa più consistente in queste zone. Trotterelliamo quindi verso il nostro meritato riposo sulla spiaggia.

Arrivati a Tortolì dobbiamo attraversare tutto il centro abitato per arrivare alle spiagge. In questa zona ci sono le classiche piccole spiaggette distribuite lungo la costa e separate da piccoli promontori naturali. Arrivarci è facile perchè sono tutte ben collegate, ma ovviamente non sono luoghi indirizzati al turismo di massa e al massimo troviamo qualche baretto, ristorante e complessi di villette privati nelle zone adiacendi alla spiaggia della cittadina.

Ci siamo meritati un bagno sul cristallino mare della costa est, ma non possiamo trattenerci tanto perchè il nostro giro non è ancora terminato. Gli ultimi – pochissimi – chilometri che facciamo in moto sono di collegamento fra Tortolì e Arbatax. E’ in quest’ultima località che troviamo le famose Rocce Rosse, un vero e proprio spettacolo naturale costantemente battuto dal vento e dai flutti. Davanti a queste tipiche rocce di calcare ogni anno va in scena uno dei festival jazz e blues più importanti della nazione.

Non ci rimane che tirare le somme di questo giro. 205km, due panini, una Red Bull, un bel po’ d’acqua e un sacco di soddisfazione per aver percorso uno degli spaccati più belli dell’isola. Dove il turismo si blocca, dove non ci sono infrastrutture per accogliere tante persone e dove le caratteristiche orografiche limitano gli spostamenti di massa, c’è posto per i motociclisti, che scoprono posti incantevoli anche soltanto con lo scopo di fare un giro in moto. Siamo e saremo sempre dei viaggiatori privilegiati.

Sardegna da Arborea ad Arbatax
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