Home Valentino Rossi, adesso nel mirino c’è Marquez!

Valentino Rossi, adesso nel mirino c’è Marquez!

Dopo il secondo posto di Jerez salgono le quotazioni di Valentino Rossi che dopo aver superato Lorenzo in casa Yamaha ha messo nel mirino Marquez


Nel motociclismo, si sa, il compagno di squadra è il primo avversario da battere. Non ci sono problemi quando i ruoli sono ben definiti, con il capitano che comanda e il gregario che accetta di fare il numero due. Ben diverso il clima quando nello stesso pollaio ci sono due galletti, come nel caso della Yamaha, con Valentino Rossi e Jorge Lorenzo “fratelli coltelli”. Le situazioni evolvono, così come la competitività, il livello e le quotazioni dei piloti.

Nella Casa dei tre diapason, nella fase precedente, era Rossi “matador” l’indiscusso protagonista rispetto al maiorchino astro nascente, costretto anche a subire … l’onta del muretto nello stesso box. Poi, dopo la forte crescita di Jorge con tanto di medagliere iridato, dopo l’epoca no di Valentino in Ducati, è toccato al campione pesarese rientrare in Yamaha col cappello in mano, scelta promossa dalla Dorna e da munifici sponsor.

Oggi, dopo i primi quattro round stagionali, e soprattutto dopo la gara di Jerez con il magnifico secondo posto alle spalle dell’imprendibile Marquez, il fuoriclasse di Tavullia rialza la cresta, non solo promettendo di mettere – prima o poi – le sue ruote davanti a quelle di Marquez, ma esultando come un bambino alla prima scappatella riuscita, per essersi messo dietro, oltre a Pedrosa, niente meno – stavolta di forza – che il compagno di squadra Lorenzo.

A caldo, dopo la gran corsa di Jerez, alla domanda: “Quale è stata la tua soddisfazione più grande”, secca la risposta del Dottore: “Prima di tutto battere Lorenzo, perché guida la mia stessa moto e rimane il mio riferimento”. Come dargli torto? E la Yamaha ammicca, manda giù il rospo, con la Honda (Marquez) cha domina le prime quattro gare stagionali su quattro e che non fa un’altra doppietta proprio grazie a Valentino super.

Sta di fatto che Rossi ha ripreso fiducia in se stesso, gira forte sul passo, non ha problemi nel chiudere ogni varco – come accaduto in Spagna- a uno come Pedrosa, non certo un fermone. Ci sta dentro tutto: la gomma azzeccata, il nuovo telaio, lo staff riaffiatato con il bravo e buon Galbusera, pure le coincidenze date dal momento basso di Lorenzo per motivi che solo lui sa veramente (problemi di assetto dovuti alle nuove gomme? Gap fisici indefiniti? O il mondiale che pare defilarsi anche quest’anno e per di più con il rischio di buscarle anche da Valentino?).

La realtà è che c’è un Rossi in palla, capace di rigenerarsi sul piano psicologico e mentale, su quello fisico, tecnico e stilistico, felice come una pasqua per essere tornato nel poker d’assi, ma non più ultimo vagoncino, bensì un cuneo incandescente fra le due Honda di Marquez e Pedrosa, addirittuta il primo pilota Yamaha sul traguardo. Rossi non è un seperman, ma, se sono discutibili certi suoi modi di fare e di comunicare se stesso, è indiscutibile la sua classe e la sua volontà di restare un protagonista in pista: la sua forza – un vero e proprio valore aggiunto – è quella di “contestualizzare”, cioè soppesare la situazione, cercare ogni volta il punto debole degli altri, dare in quel momento che conta tutto se stesso, per ottenere il massimo possibile. Non è così scontato come sembra.

Il binomio Marquez-Honda è oggi fuori portata? No problem, non è affar suo ma di Lorenzo e di Pedrosa. La tattica da guerriglia si salda con la strategia soft, attendista: correre alla giornata, spremere tutto il possibile in ogni week end, fare di ogni corsa una storia a sé, togliendosi di dosso (psicologicamente) il fardello del mondiale, mirando più in basso, ma da gran protagonista, sgretolando le certezze agli avversari. Nella speranza del “colpaccio”, difficile ma non impossibile se i tre moschettieri spagnoli arrivano a beccarsi l’un l’altro, come i capponi di Renzo.

Il “Dottore” intende emulare gli Orazi e Curiazi: fuori uno! (Lorenzo), fuori due! (Pedrosa)… rincorrendo l’antico adagio: “Non c’è due senza tre!”. Se ci riesce, può accendersi, come una candelina magica, la luce del titolo numero dieci. Se fallisce, si chiude baracca e burattini e buonanotte ai suonatori. Comunque, con la soddisfazione di averci provato. Tanto di cappello.

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