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Test Live al Motor Bike Expo 2011: Quadro 350D

Fra le novità del Motor Bike Expo, ci siamo seduti con piacere sulla sella del Quadro 350D, il tre ruote già ammirato all’Eicma 2010, in fase di affinamento con prototipi preserie, prima di arrivare alla definitiva versione, che entrerà in produzione questa primavera. Il focus dell’azienda milanese si è voluto concentrare sul bagaglio tecnico e


Fra le novità del Motor Bike Expo, ci siamo seduti con piacere sulla sella del Quadro 350D, il tre ruote già ammirato all’Eicma 2010, in fase di affinamento con prototipi preserie, prima di arrivare alla definitiva versione, che entrerà in produzione questa primavera. Il focus dell’azienda milanese si è voluto concentrare sul bagaglio tecnico e sulle caratteristiche dinamiche della ciclistica.

Se possiamo definire il 350D ancora incompleto per quanto riguarda aerodinamica e sovrastrutture (Marabese Design sta ancora lavorando su alcuni dettagli), la tecnica è già in configurazione di serie. Il motore è un monocilindrico 4 tempi d 313cc, moderno nel suo raffreddamento a liquido e nei valori prestazionali: 23CV di potenza massima e 23,6Nm di coppia, per una velocità massima di 130km/h, raggiunti grazie alla trasmissione a cinghia trapezoidale CVT.

Ma la meccanica, tutto sommato classica, non è sorprendente quanto la ciclistica: il 350D si differenzia dalle proposte a due e a tre ruote finora viste sul mercato per la sospensione idro-pneumatica anteriore. Questo brevetto internazionale garantisce maggiore sicurezza e stabilità (come è logico aspettarsi da un mezzo con più di due ruote), caratterizzandone la guida.

Il telaio, nella zona anteriore, infulcra i bracci della coppia di ruote, sostenendoli con il già citato sistema idro-pneumatico e gestendo il movimento basculante che permette alle ruote anteriori di rimanere parallele all’asse longitudinale dello scooterone. I bracci, rimanendo in posizione orizzontale anche al massimo della piega, garantiscono l’aderenza del pneumatico per tutta l’escursione del sistema sospensivo, e ovviamente il doppio della stabilità rispetto ad un due ruote.

Test Quadro 350D
Test Quadro 350D
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Test Quadro 350D
Test Quadro 350D
Test Quadro 350D
Test Quadro 350D

Il movimento idro-pneumatico si basa sul lavoro di due cilindri idraulici che fungono da classici ammortizzatori, e un cilindro centrale, cosiddetto “molleggio”, che ammortizza il flusso dell’olio in risposta alle sollecitazioni che la ruota riceve dall’asfalto e dagli angoli di piega. Chiudendo la valvola si interrompe il circolo dell’olio e il 350D rimane in posizione di stazionamento. Per ottenere il massimo in termini di dinamicità, nella parte inferiore di ogni cilindro idraulico, un gas pressurizzato sostiene il raddrizzamento del mezzo in maniera automatica, un importante elemento per le manovre da fermo o a bassa velocità, così come migliore stabilità e controllo alle alte.

Saliti in sella, abbiamo potuto da subito apprezzare una posizione di guida composta e comoda, tipica degli scooter cittadini. Oltre alle classiche leve al manubrio di freno anteriore e posteriore, troviamo il pedale in corrispondenza del piede destro, dedicato alla frenata integrale, che per legge deve essere una dotazione di serie sui mezzi a tre ruote.

La partenza non ha evidenziato particolari caratteristiche di comportamento, ma appena si entra in piega (e il famoso sistema sospensivo comincia a lavorare) saltano fuori le differenze rispetto ai mezzi con una ruota in meno. La discesa è progressiva, ma lenta. Per effettuare un rapido ingresso in curva è necessario impiegare forza fisica e anticipare la manovra.

Test Quadro 350D
Test Quadro 350D
Test Quadro 350D
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Questo è dovuto, probabilmente, ad un setting dei cilindri pneumatici troppo frenato, che lascia scorrere l’olio all’interno in maniera più lenta, dando una maggiore sensazione di stabilità ma rallentandone i movimenti sia in estensione che in compressione. Questo creerebbe non pochi problemi nell’utilizzo cittadino, quando lo zig zag fra le auto è l’unico modo per sfuggire al traffico.

La sensazione di robustezza dell’avantreno accompagna i movimenti morbidi e progressivi dell’anteriore dando la conferma di una granitica stabilità, che viene meno solamente quando la sospensione arriva a fondo corsa alla massima piega, e non ammortizza più le asperità dell’asfalto. Gli angoli di piega sono elevati, ma con le due ruote è facile raggiungerli mandando letteralmente “a pacco” la sospensione, con un feedback poco rassicurante trasmesso direttamente sui polsi del pilota.

Il sistema è valido, e l’unico problema sembra essere il corretto settaggio delle sospensioni: con diversi tipi di olio e un lavoro di regolazione della frenatura, si può tranquillamente intervenire sulla dinamica del mezzo alleggerendo la guida. Gli stessi tecnici Quadro hanno definito il setting scelto per la prova un “intermedio”, che esalta le doti di stabilità sacrificando un po’ di maneggevolezza.

Le basi ci sono, le persone giuste anche. In tarda primavera dovremmo vedere già sulle strade la versione definitiva, che sarà offerta a circa 7000€, e distribuita attraverso una rete di 108 dealer sul territorio nazionale.

Test Quadro 350D
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