Home Super Motor Company PIN: il test di Motoblog

Super Motor Company PIN: il test di Motoblog

Un “motorino” di 120 cc con un cambio a quattro marce, estetica vintage, divertimento assoluto e un prezzo di 1.395 euro. Viene distribuito in Olanda, costruito su licenza Honda Super Cub, e importato in Italia da Officine Mermaid. L’abbiamo provato sule strade di Milano.


C’era una volta, anzi nel 1958, il piccolo Honda Super Cub. Prodotto in diverse cilindrate, dalla 50 alla 110, ha motorizzato milioni di persone nel mondo fino ai giorni nostri, visto che è ancora in produzione e venduto nei paesi asiatici. Nel 2008 ha festeggiato i suoi primi cinquant’anni, tagliando il traguardo dei 60 milioni di veicoli venduti, diventati 72 milioni già nel 2010 e al ritmo di circa 4 milioni l’anno è facile ipotizzare che ormai abbia raggiunto gli 80 milioni.

In pratica come se tutti gli abitanti dell’Italia, della Svizzera e dell’Austria messi insieme ne avessero uno! Nel 1963 fu protagonista negli Stati Uniti della famosa campagna pubblicitaria “You meet the nicest people on a Honda” creata dall’agenzia Grey.

Oggi invece c’è, almeno in Europa, la Super Motor Company, una giovane azienda olandese che distribuisce, costruito su licenza Honda, il mitico Super Cub. In Italia l’hanno chiamato PIN, è importato da Officine Mermaid ed è in vendita a 1.395 euro.

Certo i moderni scooter rappresentano il meglio che la tecnologia attuale può offrire nell’ambito del commuting urbano ed extraurbano. Però diciamocela tutta, a parte rare eccezioni non sprigionano personalità da tutte… le plastiche.

Per chi è nato tra gli anni Sessanta e Settanta il “motorino” era l’unico mezzo di trasporto della propria gioventù. Quasi sempre elaborato e rumorosissimo, scomodo e tecnologicamente sorpassato ma sicuramente personale. Oggi proporre al grande pubblico un mezzo simile può sembrare anacronistico ma c’è ancora chi apprezza certi simboli di un passato e di una gioventù mai dimenticati.

Si presenta con il payoff di “la tua password per la città”, a dare significato al nome PIN. Viene intuitivo chiamarlo motorino, anche se in realtà la sua cilindrata non è 50. Il motore infatti è praticamente lo stesso dell’Honda Super Cub, ma rispetto al modello più venduto, il 110, si prende un vantaggio di 10 cc arrivando alla cilindrata di 120.

Quindi tecnologia giapponese, seppur risalente alla fine degli anni Cinquanta. Provarlo ci ha portati indietro nel passato di una ventina d’anni e anche se oggi il traffico è decisamente peggiorato le sensazioni sono rimaste quelle.

Design e Tecnica

Provato il PIN dell�olandese Super Motor Company, costruito su licenza Honda Super Cub

Difficile parlare di tecnica davanti alla semplicità del PIN. Il motore come accennato è un 120 di cilindrata piazzato al centro del telaio e accoppiato a un cambio a 4 rapporti con frizione automatica. La potenza è appena inferiore ai 7 cavalli.

La ciclistica è a dir poco essenziale con due cerchi a raggi da 17” con sottili pneumatici 2.25 davanti e 2.75 dietro, freni a tamburo e… poco altro. Il serbatoio è sotto alla sella e contiene poco più di 3 litri, ma con un consumo di oltre 40 km/l l’autonomia non è un problema.

È dotato di un piccolo scudo paragambe anteriore, di un portapacchi sopra al trave centrale del telaio e di uno posteriore dietro la sella, che può essere tolto per montare il sellino del passeggero (il “bauletto di legno sul modello in prova è un vezzo realizzato e montato da Officine Mermaid). La strumentazione è semplice ma completa, con il caro e vecchio tachimetro analogico con contachilometri meccanico, spie per folle, abbaglianti, frecce (ma c’è anche l’utile cicalino) e riserva.

Cinque le varianti cromatiche, monocolore bianco oppure nero e bicolore rosso/bianco, oro/bianco e blu/bianco. I primi due hanno motore, scarico e portapacchi neri, per la versione bicolore invece questi dettagli sono cromati. Ma ogni PIN può essere diverso dall’altro, visto che già dal momento dell’acquisto può essere richiesto con plastiche diverse il cui unico limite è la fantasia.

Non mancano gli accessori, in primis lo scarico, che ha un sound da moto “grande”, A dire il vero quello opzionale non è propriamente omologato, ma ne vale davvero la pena. Da non sottovalutare poi che essendo una copia perfetta dell’Honda Super Cub, in 65 anni di accessori per questo modello ne sono stati fatti a migliaia e sono ovviamente utilizzabili anche sul PIN. Soprattutto in questo caso, utilizzando questi pezzi, i limiti non esistono.

La guida

Provato il PIN dell�olandese Super Motor Company, costruito su licenza Honda Super Cub

Dotato di avviamento elettrico, il PIN si avvia ronzando, ma per i più nostalgici c’è anche la pedivella d’avviamento. D’inverno bisogna poi ricordarsi di tirare l’aria, la cui leva è posta vicino al carburatore. Insomma se avete guidato dei ciclomotori una ventina d’anni fa vi ricorderete tutto.

Il primo impatto non è molto intuitivo, non tanto per la posizione di guida, che per chi ha guidato motorini nella sua adolescenza è decisamente naturale, e neppure per i comandi al manubrio, per cui vale la stessa regola, quanto piuttosto per quel cambio semiautomatico che sulle prime non dà molta confidenza. Bisogna farci la mano e servono alcuni chilometri prima di giocarci allegramente.

La pedivella del cambio è anche dotata di bilanciere posteriore per effettuare la cambiata con il tacco, basta regolarla a dovere. Per partire è uguale a tutte le moto, si spinge in giù il selettore, e anche la folle è posta sopra alla prima, tutto il resto cambia.

Infatti i successivi tre rapporti si innestano premendo nuovamente il pedale, mentre per scalare si può usare indifferentemente lo stesso pedale, eseguendo la stessa manovra che si fa con le moto quando si passa al rapporto superiore, oppure premere con il tallone (ma pure con la punta, una volta presa confidenza) il bilanciere posteriore. Più difficile a dirsi che a farsi, anche se come detto occorre un po’ d’abitudine, soprattutto quando ci si infila dentro al traffico.

Occorre fare l’abitudine anche ai freni, che non sono proprio il massimo, soprattutto quello anteriore. Decisamente meglio il posteriore, d’altronde chi ha guidato ciclomotori come il Sì o il Bravo sa bene che si fermavano utilizzando soprattutto il freno posteriore, di diametro ben maggiore rispetto all’anteriore. Sul PIN quindi meglio non affidarsi troppo alla leva destra che comanda il freno anteriore ma utilizzare molto anche il pedale del freno che, è inutile precisarlo, se premuto a fondo consente di esibirsi in “inchiodate” molto divertenti.

Non dimentichiamoci però che, anche se il nome “motorino” gli si addice, il PIN è in realtà un 120 cc con quasi 7 cavalli che raggiunge senza troppe difficoltà i 100 km/h. Potrà sembrare poco ma provate a dare un po’ di gas in prima… l’impennata è assicurata. Se poi per puro caso doveste ingranare la prima dopo aver dato una sgasata in folle, la partenza in wheeling da vero “teppista” è garantita.

Il comfort certo è un po’ limitato, e se non si è più tanto “pischelli” il fondoschiena reclama presto, ma le sospensioni fanno il loro onesto lavoro. Anche sull’infido pavè la risposta non è poi così male, almeno se lo si paragona ai mezzi di qualche anno fa e pure a certi scooter moderni made in China. Una volta giunti a destinazione lo si parcheggia dappertutto e il PIN è dotato di due cavalletti laterale e centrale

Il PIN è un mezzo che va preso per com’è. Inutile paragonarlo agli scooter odierni, lo si acquista perché non si è mai dimenticato il Garelli Vip 4, il Fifty o il Califfone o magari proprio perché non si ha mai avuto la fortuna di averne uno e non è mai troppo tardi per divertirsi anche in città. Il suo habitat naturale? Non solo le grandi città trafficate, dove il PIN svicola in mezzo alle auto lasciandosi dietro scooter piccoli e grandi, ma anche le classiche piccole provincie italiane dove magari serve un mezzo per spostarsi da un paese all’altro e percorrere ogni giorno tratti urbani, strade extraurbane e magari ripide salite di collina.

Se poi aveste ancora dei dubbi sulle sue capacità perfino di grande viaggiatore, gustatevi il video che racconta dell’impresa a cavallo di un PIN: 2222 chilometri, da Milano a Budapest, attraverso cinque nazioni e consumando solo 50 litri di benzina.

Pregi e difetti

Provato il PIN dell�olandese Super Motor Company, costruito su licenza Honda Super Cub

Piace
Personalità
Prezzo
Consumi
Possibilità di customizzazione

Non piace
Frenata
Comfort
Cambio poco intuitivo per i neofiti

Scheda tecnica

Provato il PIN dell�olandese Super Motor Company, costruito su licenza Honda Super Cub

MOTORE
Tipo: Monocilindrico, raffreddato ad aria, 4 tempi
Cilindrata: 120 cc
Rapporto di compressione: 9,1 : 1
Potenza massima: 6,8 CV a 6.500 giri/minuto
Alimentazione: carburatore
Accensione: elettronica CDI
Avviamento: elettrico e a pedale
Trasmissione: cambio a 4 marce con frizione automatica

CICLISTICA E DIMENSIONI
Lunghezza: 1.850 mm
Larghezza: 670 mm
Interasse: 1.230 mm
Peso a secco: 83 kg
Capacità serbatoio carburante: 3,1 litri
Pneumatico anteriore: 2.25×17
Pneumatico posteriore: 2.75×17

PRESTAZIONI
Velocità massima: 100 km/h
Consumo: 40 km/l

Ultime notizie su Varie

Varie

Tutto su Varie →