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BMW S1000RR SBK: Il test a Imola con la versione di serie

Abbiamo provato sul tracciato di Imola le BMW S1000RR HP4 e le potentissime versioni da Superbike e Superstock

Imola – Dopo l’annuncio del ritiro del team ufficiale BMW dal Mondiale Superbike e Superstock vi proponiamo il video test di quelle che a questo punto saranno le ultime moto ufficiali da Superbike e Superstock della Casa dell’elica. Perchè nonostante la crisi generalizzata del mercato motoristico e non solo le grandi Case motociclistiche non hanno smesso di confezionare prodotti al top, ancor più professionali e raffinati di un tempo, con moto vicinissime ai rispettivi modelli da competizione e che vengono proposte al grande pubblico a prezzi allineati a quelli di una normale utilitaria.

L’eccellenza tecnica di questi modelli gli regala rapporti peso potenza nell’ordine dell’unità e accelerazioni allineate con quelle di jet in decollo. Tra i modelli di maggiore spicco tra le super sportive odierne troviamo senza dubbio la BMW S1000RR che, fin dal suo debutto nel 2010, ha stabilito dei nuovi riferimenti in termini di prestazioni assolute.

Il suo segreto nasce dalla profonda similitudine tra il modello di serie e gli esemplari impiegati nel campionato Mondiale Superbike. Una moto in grado di sfornare ben 193 cavalli a fronte di un peso di soli 183 kg, il tutto associato già di serie ad un’elettronica di gestione del veicolo di primissimo livello.

Si perchè la moto sportiva continua ad affascinare intere generazioni oltre che a rappresentare l’apice massimo dell’attuale livello tecnologico raggiunto in tema motoristico. La moto sportiva riesce ad emozionare anche a motore spento o a far sognare ad occhi aperti i tanti motociclistici che pur con qualche difficoltà e qualche rinuncia la utilizzato più o meno di ieri.

Inizia così sul circuito di Imola il nostro giro di giostra, una passerella esclusiva va infatti in scena sulla pit lane del circuito emiliano, con tutta la famiglia S1000RR che si alterna in una escaltion di prestazioni e stati d’animo partendo dalla versione base per poi salire con la HP4, da quì in poi abbandoniamo la linea stradale e ci trasferiamo sulla parte racing con la moto campione del mondo nel campionato Superstock con il francese Sylvain Barrier e prima con Ayrton Badovini. La ciliegina sulla torta è infine la moto di Marco, quella S1000RR Factory in configurazione SBK che lo scorso anno ha conteso a lungo la leadership del mondiale al nostro MaX Biaggi.

S1000RR e la più sportiva HP4


Era il lontano 2009 quando la casa dell’Elica presentò al mondo la sua prima vera arma definitiva per il suo ingresso nel mondo delle Supersportive da un litro di cilindrata, la S1000RR. Una due ruote che voleva proporsi come riferimento tra le Superbike, ma che allo stesso tempo fosse sfruttabile, e all’avanguardia nella tecnica. Nel 2012 la prima rivisitazione ed il primo aggiornamento. Le cifre parlano di 193 cavalli, 204 kg di peso, ma sopratutto un sistema di controllo della trazione dinamico efficace ed in grado di interfacciarsi con il sistema ABS.

La trasmissione finale era stata accorciata, e al contempo anche l’erogazione era stata rivista e resa più lineare e sfruttabile. Numeri e valori che avevano reso fin da subito la S1000RR come una delle contentendi principali al ruolo di regina tra le supersportive.

La casa dell’elica non si è però fermata qui, ed ha realizzato poi una versione ancor più evoluta con la HP4, una moto che sottolinea in maniera ancor più evidente il grande travaso di tecnologia tra le moto da competizione e il prodotto di serie. Oltre ad un affinamento generalizzato, con il preciso obiettivo di andare a migliorare nei dettagli un prodotto già di per se validissimo, la grande evoluzione della HP4 è stato, senza ombra di dubbio, l’introduzione del sistema DDC – Dynamic Dumping Control. Si tratta di un vero e proprio sistema di sospensioni semi-attive, che regola, dinamicamente, lo smorzamento di forcelle e mono posteriore sia in compressione che in rilascio, per adattarsi al proprio stile di guida.

L’occasione per toccare con mano quanta differenza vi sia tra i modelli in vendita al pubblico ed una moto da competizione, è arrivata all’indomani del round di Imola del Campionato Superbike. Tutto questo lo riviviamo in quattro giri a nostra disposizione in sella a ciascun modello della scala evolutiva S1000RR, partiamo infatti con la versione base, per poi passare alla splendida HP4, proseguire l’escalation con la versione da Superstock 1000 di Barrier e terminare la nostra escalation prestazionale a bordo della esclusiva, esoterica e ambitissima moto da Superbike. Abbiamo guidato infatti la S1000RR factory, realizzata dal team ufficiale BMW Motorrad Goldbet che ogni domenica è impiegata con Marco Melandri sui circuiti iridati del mondiale Superbike.

Partiamo con il modello di serie, che si rivela veloce e stabile tra i cordoli, pur denunciando una taratura stradale e volutamente soft delle sospensioni. Il motore spinge forte ed ha una buonissima schiena di potenza tra gli 8000 ed i 14000 giri; non è una potenza secca, cattiva, ma è ben sfruttabile, senza strattoni o sussulti. L’uscita dalle curve quindi si rivela efficace, composta ma allo stesso tempo corposa. la ciclistica è rapida in inserimento e molto leggera ed efficace nei cambi di direzione.

Imola in questo si dimostra un banco di prova esaustivo, con i suoi varianti del Tamburello o la Villeneuve, cosi come la Piratella o le Acque Minerali. L’avantreno è saldo e trasmette la giusta fiducia. Sembra quasi un paradosso, ma questa versione base di una delle Supersportive più potenti in commercio – se non la più potente – può essere utilizzato come “laboratorio”, come strumento per settare sempre meglio i nostri riferimenti sul circuito, in attesa della sintesi del travaso tra competizioni e prodotto di serie.

Terminato il primo approccio saliamo infatti sulla più esclusiva HP4, questa High Performance è veramente la quint’essenza di una moto di serie, fantastica e tremendamente a punto nella guida tra i cordoli. Le sospensioni elettroniche e semi-attive ci consentono una guida ancor più fluida ed efficace, grazie anche ai diversi riding mode selezionabili direttamente dal pilota. Sembra una moto che riesce ad adattarsi meglio alla nostra guida, ed in effetti è proprio questo lo scopo delle sospensioni DDC: riuscire a creare una sinergia comunicativa tra moto e pilota.

Una moto più diretta, anche nel rapporto tra acceleratore, farfalla e ruota posteriore. Rispetto al modello base infatti, il controllo di trazione è più affinato ed efficace e consente di gestire meglio gli slittamenti controllati della ruota posteriore in accelerazione, aspetto molto utile nei continui cambi di asfalto del circuito di Imola, così come l’ABS racing consente di gestire la frenata anche in condizioni estreme o a moto già molto piegata.

Tutto questo si tramuta in un miglior feeling, in una maggior fiducia e, conseguentemente, a tempi sul giro migliori e stabiliti con più facilità. Ciclisticamente ci troviamo di fronte ad un importante passo in avanti: la HP4 è più leggera, veloce e facile da inserire in curva, grazie anche ai cerchi forgiati che limitano l’inerzia. Per precisione, morbidezza, stabilità e velocità nel comportamento dinamico ci ricorda una moto che avevamo provato in passato, e che proveremo di li a poco.

La Superstock 1000

BMW S1000RR SBK e std Test Imola 2013

Dopo la prova della moto standard ci prepariamo a salire sulla versione Superstock della coppa del mondo guidata da Baroni e Barrier, ricordiamo che il regolamento di gara impone a queste moto una grande vicinanza con il modello di serie, e le modifiche permesse dal regolamento riguardano solo interventi sulle sovrastrutture, quindi eliminazione del posto passeggero e delle pedane, asportazione di frecce specchi e fari, utilizzo di una carenatura e un codino leggeri in vetroresina, un nuovo sistema di scarico, filtro aria più permeabile e riprogrammazione della centralina di gestione motore.

Tutto il resto come: cerchi, freni, motore, telaio, forcella e misure pneumatici devo restare quelli della moto di serie. Sulle sospensioni è possibile sostituire il nomo ammortizzatore posteriore con un elemento compatibile e aggiornare l’interno della forcella di serie personalizzando la taratura delle molle e dell’idraulica. Il risultato è una moto che mostra un carattere del motore molto vicino alla moto di serie, le differenze più evidenti si avvertono per ciò che riguarda la taratura delle sospensioni molto più alta e scorrevole sull’anteriore.

La forcella della moto Stock infatti presenta una corsa più lunga e una altezza statica superiore con il risultato di sentire l’avantreno più alto del solito, questo richiede un certo adattamento alla guida. La scelta è legata in parte alle preferenze e agli stili di guida dei piloti, in parte al loro fisico e infine alla esigenza di queste moto di frenare molto forte dentro la curva e spesso con la moto già piegata.

In questa situazione la forcella perde parte della sua corsa perché la frenata genera una compressione, l’aumento statico della corsa quindi serve per recuperare quella persa nella fase di frenata e inserimento. In pista, la moto di Sylvain Barrier, la Superstock, è una moto che mostra un’estremizzazione di quanto provato nei modelli di serie, a partire dall’assetto di base, molto rigido. La moto, effettivamente, pur avendo forti punti in comune, si mostra come molto più difficile da sfruttare, più secca, ma non per questo, la differenza ciclistica con la HP4 è così grande, anzi.

BMW S1000RR SBK

BMW S1000RR SBK e std Test Imola 2013

Con queste premesse saliamo sulla Superbike di Marco Melandri, forte dei suoi oltre 225 cavalli erogati ad oltre 14.000 giri/min, mentre il peso scende fino 165 kg che consentono un aumento di maneggevolezza e reattività quasi impensabile per una moto tanto potente. La moto spinge in modo veemente fuori dalle curve, forte di una trazione impeccabile e si un sistema di gestione del motore che nelle marce basse limita la potenza per donare alla moto una erogazione più dolce e una accelerazione più efficace.

Le differenze rispetto alla versione da noi provata a Misano nel 2012 sono molte e quasi tutte legate alla risposta del motore, la gestione elettronica è completamente variata, adesso il motore offre anche un funzionamento a due cilindri che migliora l’erogazione e la trazione nelle marce basse e nelle situazioni di minore aderenza.

Se il modello di serie e quello da Superstock impressionano per potenza e efficacia di guida, il modello da Superbike si dimostra semplicemente impressionate ed esplosivo sia per la mostruosa potenza e accelerazione di cui è capace, sia per la precisione e coerenza direzionale con cui si lascia guidare.

La posizione di guida è molto sacrificata, data la grande differenza di altezza tra noi e il velocissimo Marco. Le pedane sono molto alte e le gambe assumono un andamento un pò innaturale. Ma tutto questo si dimentica rapidamente dopo le prime curve, quando ci si lascia affascinare dalla erogazione del motore e dal suo comportamento dolcissimo e rotondo. L’aggressività nello rispondere al gas è quasi scomparsa rispetto al passato, la progressione è fantastica e anche aprendo completamente nelle marce basse non si ha mai la sensazione che la moto voglia scapparci sotto la sella, questo perchè la gestione elettronica del motore interviene sulla potenza in modo completamente diverso rispetto al passato, passando addirittura attraverso un funzionamento a due cilindri.

Grazie ai dispositivo di ausilio alla cambiata possiamo scalare o salire di marcia senza l’ausilio della frizione, mentre la frenata offre un potenziale di cui sembra veramente difficile esplorare i limiti. La S1000RR superbike è molto leggera nei cambi di direzione, ma comunque salda all’anteriore, come avvertito all’ingresso delle Acque Minerali, o alla staccata della Rivazza. La Superbike è una moto che ti prende per mano, nonostante spinga paurosamente dai 6000 g/m, scatenandosi una volta passati i 10.000 giri.

La grande differenza rispetto alla moto di serie risiede nella gestione elettronica del motore, nelle gomme slick, e nell’assetto della moto. La Superbike è sicuramente lo stato dell’arte su due ruote oggi presente in casa BMW, ma la S1000RR HP4 è forse più vicina alle potenzialità di un comune mortale e può essere gestita anche dai motociclisti che non vantano campionati del mondo nel loro palmares personale.

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