Home Ducati, superato … l’esame del dopo Bayliss. Avanti così

Ducati, superato … l’esame del dopo Bayliss. Avanti così

Il podio della corsa di Valencia parla chiaro con la perentoria doppietta di Haga. E altrettanto chiaro parla la classifica iridata dopo Philip Island, Losail e Valencia: Haga in testa con ben 40 punti di vantaggio. Tutto definito, dunque? No. Perché, evidentemente, è troppo presto per tirare le somme. La Ducati può comunque tirare un


Il podio della corsa di Valencia parla chiaro con la perentoria doppietta di Haga. E altrettanto chiaro parla la classifica iridata dopo Philip Island, Losail e Valencia: Haga in testa con ben 40 punti di vantaggio.

Tutto definito, dunque? No. Perché, evidentemente, è troppo presto per tirare le somme. La Ducati può comunque tirare un sospiro di sollievo e può brindare perché, almeno nella prima fase, ha superato il difficile esame del dopo Bayliss.

Il fenomeno australiano (purtroppo) non c’è più, in pista. Ma la Casa bolognese continua a mietere successi dimostrando una indiscutibile bontà strategica e tecnica. Dimostrando ancora una volta di aver saputo gestire il passaggio da una fase vincente ad un’altra fase ancor più difficile ma non meno avara di risultati.

Chi avrebbe scommesso su un Haga così deciso, “maturo” e costante nei grandi risultati? Una rondine non fa primavera. Ma tre vittorie e tre secondi posti nelle prime sei manches stagionali dimostrano il pieno feeling raggiunto fra il campione giapponese e la moto/team di Borgo Panigale.

Un risultato tutt’altro che scontato. Bravo Noriyuki e brava Ducati!

La competitività raggiunta e dimostrata sul campo è frutto di scelte non facili e di un lavoro duro, condotto con lungimiranza, intelligenza e maestria.

A questo punto Haga merita anche il pieno “sostegno” di Fabrizio, un pilota in crescita, che non deve sentirsi sminuito nel fare da scudiero di lusso al suo coequiper.

Il titolo mondiale ha un valore inestimabile e a quel titolo vanno sacrificate anche le (legittime) ambizioni del (secondo) pilota.

Adesso, per la Ducati, c’è “solo” da proseguire sulla strada intrapresa. Senza cadere in facili illusioni, stando con i piedi per terra. Perchè, si sa, il mondiale Sbk è imprevedibile. Il dato di fatto, però, è che adesso sono gli altri (piloti e Case) a dover inseguire. Anche se gli altri (piloti e Case) hanno il potenziale per rispondere.

A cominciare dall’altra Factory italiana, l’Aprilia, i cui risultati con l’esordiente “quattro cilindri” sono stati “positivi” ma inferiori alle reali potenzialità del mezzo e dei suoi piloti, a cominciare da Biaggi, a cui manca un po’ di grinta, sopperita da una classe cristallina e da una indomita volontà.

Che la Sbk non sia impresa facile lo dimostra la Bmw, un colosso che in questa sua prima fase fa“fatica” a superare i problemi di “svezzamento” e a inserirsi fra i primi.

E lo dimostrano le ben più “esperte” Case giapponesi: solo la Yamaha (tre vittorie e un secondo posto, anche grazie a un fenomeno qual è Spies) regge oggi il confronto con le italiane.

I giochi sono aperti. E già ad Assen saranno scintille.

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