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MotoGP: intervista a Valentino Rossi…nel 1997!

Non capita tutti i giorni di poter intervistare il nuovo campione del mondo di una qualsiasi delle classi a due ruote, a maggior ragione se il pilota in questione si chiama Valentino Rossi. Siamo rimasti quindi piacevolmente colpiti da questa intervista del 1997 da cui emerge il grandissimo campione che oggi tutto il mondo ci

di Dave


Non capita tutti i giorni di poter intervistare il nuovo campione del mondo di una qualsiasi delle classi a due ruote, a maggior ragione se il pilota in questione si chiama Valentino Rossi. Siamo rimasti quindi piacevolmente colpiti da questa intervista del 1997 da cui emerge il grandissimo campione che oggi tutto il mondo ci invidia.

Che lo amiate, detestiate o che sia semplicemente indifferente, c’è da dire che questo ragazzo di Tavullia ha fatto tanto per il nostro sport, diventando uno dei piloti più vincenti di tutti i tempi.

Riportiamo quindi alcuni passaggi della bella intervista di Laura Costantini, tratta dal suo blog lauraetlory, ed è curioso vedere come undici anni fa abbiano avuto inizio alcune delle tematiche che hanno caratterizzato la lunga carriera del pilota numero 46, dal difficile rapporto con Max Biaggi fino alla nascita delle grafiche del suo casco firmato da Aldo Drudi.

L’intervista risale al primo titolo mondiale di Valentino Rossi, classe 125 nell’anno 1997, ma il carattere del pilota italiano già era ben formato.

-La Mamma Stefania ha da poco avuto il fratellino di Vale, Luca Marini, e la prima domanda è proprio su ciò che avrebbe voluto dal suo primo figlio: “Lei mi vedeva bene avvocato, oppure steward per qualche linea aerea. Non le piace che io corra in pista, ha paura che possa succedermi qualcosa. Ma non potendo far nulla per dissuadermi, quando il lavoro glielo permetteva mi seguiva durante le gare. Adesso, con il piccolo Luca da allattare non può più”.

– Non avvocato, nè steward. Ma nulla impedisce che un pilota possa essere anche diplomato.
“Si, se trovi un minimo di collaborazione e di considerazione negli insegnanti. Me ne hanno fatte troppe perché io potessi continuare. Adesso studio per conto mio, prendo lezioni private”.

– Difficoltà nel conciliare orari scolastici e allenamenti?
“Si, ma non solo. Io ho 18 anni ormai, non sono un irresponsabile. I miei insegnanti, tranne poche eccezioni, consideravano la mia attività sportiva come un capriccio, un modo per marinare la scuola o per trovare scuse quando ero impreparato. Neanche per un attimo hanno pensato che guidare una moto che pesa 70 kg. e che fa i 230 orari è qualcosa che implica una grossa preparazione, sia fisica che psicologica. Io mi considero un professionista serio, una persona che si dedica a quello che fa con impegno. Ma le mie trasferte, i miei allenamenti, le mie vittorie non erano mai importanti quanto quelle di un mio compagno di classe che gioca a pallone in una squadretta parrocchiale. Il suo era uno sport, il mio… un modo per farmi bello con le ragazze, per fare il bullo. Quando poi l’insegnante di italiano mi ha detto che non avrei mai concluso niente di buono nè a scuola nè in moto ho capito che era giunto il momento di darci un taglio netto. Ed eccomi qui con la mia bella licenza di scuola media”.

– Una situazione che ti pesa?
“No, perché la cultura spesso la trovi più facilmente fuori che tra le mura di una scuola. Io posso sostenere un’intervista in inglese, me la cavo con il francese. I miei migliori amici sono giapponesi, sto girando il mondo, sto dimostrando di essere bravo nel mio sport… Insomma, non me la sto cavando male.”

Neanche un po’. Al punto da suscitare le gelosie di un mostro sacro come Max Biaggi. Tra lui e Rossi sono state vere e proprie scintille in Malesia dove il campione delle 250 ha apostrofato Valentino con un “tu non sei il Doohan della 125. Io conosco i giovani della tua età, e non sono tutti d’accordo con te.” Un vero e proprio attacco di lesa maestà che sarebbe stato causato, pare, da un commento di Valentino sull’albergo in cui alloggiavano: “E’ un posto che va bene giusto per Biaggi.” E Max lo avrebbe sentito.
– Insomma, è guerra aperta con Biaggi?
“Quale guerra? Io non sono il Doohan della 125 e so benissimo che non tutti i ragazzi della mia età la pensano come me.”

– Dicono che tu, che pure hai sempre la risposta pronta, non hai replicato all’uscita di Biaggi.
“Io rispetto quelli più anziani.”

– Ma sarà veramente colpa di quella battuta sull’albergo o c’è dell’altro?
“Chiedetelo a lui. Io ho un’unica cosa più di Biaggi: sono bello. Ma di ragazze ce n’è per tutti e lui mi sembra uno che ci sa fare parecchio.”

– Essere un campione aiuta nelle faccende di cuore?
“Altro che. La moto è un grosso richiamo per le ragazze. E lo sarà ancora di più quando potrò finalmente guidarne una su strada. Lo scooter non è proprio la stessa cosa.”

Valentino non appena puo’ va in giro con gli amici di sempre, naturalmente in scooter, lo stesso scooter con il quale la stazione dei carabinieri di Tavullia ha un conto aperto.
“E’ vero. Però è anche vero che i carabinieri, se vedono uno scooter pinnare o correre troppo, danno per scontato che a guidarlo sia io. Così, ora che ho il cellulare, il maresciallo mi chiama direttamente: Rossi, passi in caserma, porti lo scooter e si faccia accompagnare da qualcuno. La scena è sempre la stessa, arrivo in caserma, mollo lo scooter ed esco a piedi. Solo che io ne ho più di uno. Così poi il maresciallo mi ribecca davanti al bar ancora in sella.”

E per finire, l’inizio delle grafiche del casco firmato Aldo Drudi: un sole fiammeggiante e grintoso da un lato, una luna tenebrosa dall’altro.
“E’ il più bel casco del mondiale. Un’opera d’arte, come tutto ciò che realizza il Drudi. Ci abbiamo pensato insieme, mi è piaciuta l’idea di farlo double-face. Perché il sole è la cosa più importante, ma anche la luna…”

Ringraziamo nonteloscordare per la segnalazione e vi poniamo una domanda: e se vi fosse data la possibilità di intervistare il campione di Tavullia, quali sarebbero le vostre domande?

via | Lauraetlory

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