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MotoGP: Biaggi-Ducati, test col cronometro o media-show?

C’è chi liquida la due giorni del Mugello di oggi e domani della Ducati con Max Biaggi sulla 1000 D16 GP come pura operazione di marketing. Tutto è possibile, anche un test come verifica propedeutica al rientro pro tempore del “Corsaro” in MotoGP, ufficialmente in sostituzione dell’infortunato Ben Spies.

Stavolta non siamo in inverno per il vernissage annuale Ducati sulle nevi di Madonna di Campiglio, bensì a ridosso dell’estate, dopo i primi cinque Gran Premi di una stagione 2013 in continuità con le due precedenti, cioè tutt’altro che esaltanti.

Quando una Casa come la Ducati scende in pista a porte chiuse con staff e apparati tecnici e organizzativi come in un gran premio (il Team Pramac serve da copertura, così come dire che la moto è quella di Spies per diminuirne l’impatto dell’ufficialità) per di più con un pilota dal valore tecnico-agonistico (oltre che di immagine) come il “corsaro”, si può buttare acqua sul fuoco ma non si può parlare di ordinaria amministrazione, tanto meno di un test da … scampagnata, un test “che fa sorridere”, come sentenzia Loris Capirossi.

A questi livelli, nessuno, né la Casa né il pilota, scende in pista per “divertirsi”, per passatempo o per una pur appetibile copertura mediatica. A dirla tutta, con la Casa bolognese sempre al centro delle discussioni (continuano gli strascichi polemici dell’infausta era Rossi&C) e con un pilota come Max, poco propenso ad essere orientato e a tenere la lingua a posto, non è detto che i test, sul piano dell’immagine, non si traducano in un boomerang.

Il calendario MotoGP stringe, dopo il Mugello c’è già Montmelò e poi Assen, (più gli appuntamenti della SBK), quindi c’è tutto fuorchè aria di vacanza. Il Team manager Paolo Ciabatti ha un bel dire che: “Non abbiamo bisogno di farci dire che la GP 13 non chiude le curve. Questo ce lo dicono ad ogni Gran Premio i nostri piloti, di cui ci fidiamo”. Già. Ma questi piloti “di cui ci fidiamo” non dicono perché la moto non chiude le curve e qual è il rimedio.

E da Biaggi – pilota di gran fiuto capace di sentire come pochi la moto, di dialogare con il mezzo, intrepretarlo e passare al Team le sue sensazioni — ci si aspetta questo tipo di risposte, un contributo per “ciò che non va”, aiutare a sbloccare una situazione che tiene la Ducati in mezzo al guado. Un sei volte campione del Mondo – dal valore e dall’esperienza del romano, cui l’Aprilia deve molto – è in grado di togliersi in fretta la patina di ruggine accumulata e riprendere la mano con una MotoGP anche se è dal 2005 (Honda ufficiale) che non sale su una moto di questo tipo.

All’ottimo Ciabatti gli si allunga il naso anche quando giura che nessuno farà girare i cronometri. Lui per primo avrà il cronometro in tasca e lo farà scattare con grande interesse perché la Desmosedici GP13 sul passo turistico è “perfetta” ed è solo tirandola al limite – quindi con tempi più bassi possibili – che si possono comprendere limiti e pregi. L’1’47.628 di Andrea Dovizioso in qualifica resta il piolo attorno cui far girare il test, ma contano molto anche l’1’48.564 di Pirro con la GP13 “laboratorio” e l’48.765 di Espargarò con la Art-Crt Aprilia. Poi, diciamo la verità, chi può escludere che il convitato di pietra di questi test al Mugello non sia proprio … Valentino Rossi?

I piloti (Ducati) – chiosa ancora Ciabatti – non possono sentirsi messi in discussione per questo test. Sì, ma il rischio è che presto ad essere messi sotto esame ( e alla porta?) siano altri e un bel test di Biaggi (con tempi di tutto interesse) riporterebbe il sorriso nella dirigenza e fra i progettisti, riaprendo situazioni oggi imprevedibili.

Il riserbo di Ciabatti è legittimo e comprensibile ma in cuor suo spera che il “corsaro” compia il … miracolo. Altrimenti sarebbero due giorni buttati. Il rischio è di perdere, oltre il tempo, anche la faccia.

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