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Da Brands Hatch un solo grido: che SBK!

Una corsa come quella della Sbk a Brands Hatch, su un circuito che resta forse il più “vero” del campionato, non può che riempire d’orgoglio tutti gli appassionati del grande motociclismo. Agonismo e tecnica fusi in uno spettacolo di altissimo livello che regala emozioni indelebili. Quando si fa riferimento a un “evento”, quello di Brand


Una corsa come quella della Sbk a Brands Hatch, su un circuito che resta forse il più “vero” del campionato, non può che riempire d’orgoglio tutti gli appassionati del grande motociclismo. Agonismo e tecnica fusi in uno spettacolo di altissimo livello che regala emozioni indelebili.

Quando si fa riferimento a un “evento”, quello di Brand Hatch è “grande evento”. Perché comunica sensazioni che non hanno bisogno di mediazione: ti arrivano diritto al cuore e ti fanno gioire (o anche soffrire) e ti rendono “protagonista” anche se seduto a casa su un divano davanti a un televisore.

Nell’albo d’oro della Sbk si aggiunge il nome di Kiyonari. Ed è polemica. Le polemiche senza senso restano tali. Se vince sempre lo stesso pilota allora si parla di noiosa superiorità. Se a vincere sono in molti, si parla di campionato di basso livello. E’ vero che nella Sbk 2008, sui podi delle gare, c’è avvicendamento dei nomi. Ma non è una semplice “rotazione”. C’è competitività reale di piloti e di moto di marche diverse.

Ogni gara fa storia a sè e vince chi è in condizioni di farlo in quella specifica occasione. Alla fine, tirando i conti, si vedrà che a vincere di più sono davvero i fuoriclasse e il campione del Mondo è uno solo: il più forte. Almeno in quella stagione.

La corsa inglese, oltre allo spettacolo, ha evidenziato elementi che peseranno in futuro. Un pilota non vince, come Kiyonari ha saputo fare, solo perché “conosce” il circuito. Non è mai così. E vale per tutti i piloti e per tutti i circuiti.

Nel “vecchio” Brand Hatch, specie negli anni ‘60 e ’70, c’erano fior di piloti inglesi (Minter, Hartle, Cooper, Shepherd ecc.) che ci giravano “giorno e notte”, nel senso che in quel tracciato ci facevano il solco e sembravano davvero imbattibili. Poi arrivava un Hailwood o un Read (a moto pari, si intende, tutti con le Norton Max 500) o un Agostini (MV Agusta) e gli “imbattibili” facevano una gran gara. Ma dietro.

Kiyonari ha fatto davvero due manches (senza errori) possibili solo a un pilota di grande valore con un mezzo straordinario. Certo, il giapponese non era al suo debutto. Ma forse questa è la spinta decisiva per il salto in grado di proiettarlo fra i “big” che lottano costantemente per il podio. Vedremo.

Un altro giovane, stavolta un “debuttante” , ha fatto faville. E’ l’inglese Sykes, ritirato per noie meccaniche in gara uno e rallentato (settimo) in gara due, una wirld card che ha saputo infilare di forza la sua Suzuki fra le Honda, Ducati, Yamaha ufficiali, senza timori reverenziali, con una determinazione e un passo martellante che solo i grandi campioni riescono a realizzare. L’aria di casa gli avrà fatto certamente bene. Ma uno così ha il “manico” per garantirsi un futuro Oltremanica. Ovvio che ci vorrà una conferma.

Fra i giovani, Max Neukirchner non è stato esaltante come in altre occasioni: però con i suoi “quarto” e “settimo” il tedesco della Suzuki rimpolpa la classifica. Ed è secondo. Proprio niente male.

Fabrizio subisce ancora la via crucis del braccio che non va. Ma il pilota romano è una carta da non sottovalutare. Tanto meno da stracciare.

Bayliss è stato maiuscolo. Che si vuole ancora da Troy? L’obiettivo è il titolo mondiale Sbk e sarà sicuramente raggiunto grazie alle qualità del fuoriclasse australiano e alla competitività costante (praticamente su tutti i circuiti) della Ducati, cui va riconosciuto un livello che fa onore all’Italia.

E Biaggi? Biaggi va preso a scatola chiusa. E’ tornato il “corsaro” con i suoi mirabili acuti e i suoi “limiti”. Non ci giriamo attorno: il campione romano è, dopo Bayliss, il più completo e competitivo. Pur con i suoi alti e bassi. E’ una delle due carte che la Ducati factory farà bene a giocare per il 2009.

In classifica, dietro a Bayliss (334 punti) sempre più lanciato verso il terzo titolo, in un fazzoletto lottano Neukirchner (252), Corser (242), Checa (233), Haga (230).

Fortunatamente giungono notizie confortanti sulle condizioni di Craig Jones, il pilota britannico caduto nella Supersport. E’ cosciente. Si stanno effettuando tutti gli accertamenti del caso. Forza Craig, in bocca al lupo!

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