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Tester Motoblog e Yamaha: prova FZ6 di Manuel Dotti

Settimo test, come previsto dall’iniziativa Motoblog e Yamaha vi fanno diventare “Tester”. A realizzarlo è stato Manuel Dotti (nick Manak0), lettore selezionato per testare la FZ6. PREMESSA: In questa settimana fra me e la FZ6 è scoccato qualcosa di speciale: un vero colpo di fulmine a due ruote! Quindi, da innamorato di questa moto quale


Settimo test, come previsto dall’iniziativa Motoblog e Yamaha vi fanno diventare “Tester”. A realizzarlo è stato Manuel Dotti (nick Manak0), lettore selezionato per testare la FZ6.

PREMESSA: In questa settimana fra me e la FZ6 è scoccato qualcosa di speciale: un vero colpo di fulmine a due ruote! Quindi, da innamorato di questa moto quale sono, l’articolo non può che essere spregiudicatamente soggettivo. Iniziamo ora il racconto di questa “love story” uomo-macchina.

Sabato mattina: sveglia alle 8 e via. Accendo la mia CBF 600 S che starà per un po’ fuori casa: mi segue mio papà col fidato Burgam. Un breve colpetto agli avviamenti e prendiam la strada per la città. Pochi minuti e siamo davanti alla concessionaria Yamaha Gatti di Brescia dove mi accoglie il Sig. Peppino che mi sta aspettando e subito mi consegna una scatola marcata Bye: contiene un bellissimo casco Suomy Vandal con colorazione Bye che la Yamaha mi ha gentilmente regalato per il “disturbo”.

Test Yamaha FZ6 di Manuel Dotti
Test Yamaha FZ6 di Manuel Dotti
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La giornata inizia decisamente bene: ringrazio per l’utilissimo regalo, firmo le liberatorie del caso e nel frattempo intravedo per la prima volta lei, l’oggetto di questo incontro. La sorpresa è tanta nel vederla. Mi aspettavo una elegante e matura Fazer ed invece sorpresa: ad aspettarmi sbarazzina, leggera, NUDA c’è la “sorellina” FZ6. Sono contentissimo per questo scambio perchè anche se ora possiedo una semicarenata le naked sono le moto che da sempre amo di più: quand’ero poco più che bambino un benzinaio di mezza età faceva sognare me e gli amici con gli allunghi poderosi del sul CBF 400 Four d’annata. Mi promisi allora che appena avessi avuto una moto sarebbe stata nuda come quella, e così fu!

Ma torniamo ad oggi: dopo le spiegazioni di rito prendo fra le mani per la prima volta la FZ6: la prima impressione è di una grande compattezza e leggerezza. Monto in sella e mi trovo subito a mio agio: la sella è piuttosto bassa ed agevola le manovre da fermo anche per chi come me è intorno al metro e settanta. L’impressione del ponte di comando è molto positiva: la strumentazione è moderna e ben fatta, composta da un contagiri analogico (la buon vecchia lancetta è ancora la mia preferita) che include anche le spie principali, ed uno strumento digitale per tachimetro, odometri, livello benzina e temperature.

Test Yamaha FZ6 di Manuel Dotti
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Il manubrio è sovrastato da una bella piastra in alluminio: una delle tante ottime rifiniture di questa moto. Funzionali e di moderna fattura i blocchetti, mentre un po’ scomoda è la posizione della chiave di accensione, il cui passaggio è in parte ostruito dal cavo della frizione. Do una veloce regolata agli specchietti (eleganti nella loro cromatura) e faccio fare lo scatto alla chiave; basta un colpetto al tasto del motorino d’avviamento e il 4 cilindri comincia a borbottare al minimo. Ingrano la prima e do il via alle danze. I primi chilometri sono in città: la FZ6 si comporta benissimo nel traffico.

Il motore non da strappi neanche alle basse andature a bassi giri e la moto sguscia agile e leggera fra le code di automobili. Anche ai semafori si comporta bene: quando appare il verde l’accelerazione da fermo è ottima. Decidiamo di salire a Serle, località di mezza montagna subito fuori Brescia per avere un assaggio della guida su strade ben più adatte alla piccola Yamaha: sono solo pochi chilometri che guido questa moto, ma sulla tortuosa strada che sale fino al castello mento mi sento già a mio agio. La FZ6 scende in piega sicura e leggera, l’accelerazione in uscita è buona e sempre ben gestibile.

Test Yamaha FZ6 di Manuel Dotti
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A MOTO FERMA
Arrivato a casa ho tempo di rimirare per bene la moto: la linea è veramente gradevole, sportiva ma non priva di una certa eleganza e, come già detto, mi colpisce la qualità delle finiture di questo modello, a livello di quello di moto dal prestigio e dal prezzo ben superiori. La verniciatura bianco perla con una fascia rossa trasversale sul serbatoio dona alla moto una grinta inedita, merito anche al contrasto che si crea col bel nero con cui sono verniciati motore forcellone e telaio. Quest’ultimo , di tipo deltabox, merita un plauso: la sua presenza dona alla moto una sensazione di solidità e sportività che le tante naked giapponesi prive di telaio a vista non possono avere.

La sella è ben fatta: il rivestimento è piacevole a vedersi e il posto per il passeggero è comodo, grazie anche alle generose maniglie laterali che permettono di aggrapparsi con tutta sicurezza ed alle belle pedane. Il doppio terminale di scarico a vista è solo un involucro di quello reale: non è bellissimo secondo me, ma ha il pregio di non scaldarsi, ottima cosa per l’incolumità delle mani del passeggero e per la possibilità di montare delle borse morbide senza che tutto il contenuto si arrostisca. Anche le temperature della sella rimangono sempre basse, nonostante il voluminoso terminale, che credo incorpori anche il catalizzatore, sia proprio sotto ad essa. Per questo motivo lo spazio per gli oggetti è pochissimo: nel vano ricavato sottosella accanto agli attrezzi si possono riporre giusto un paio di guanti o una macchina fotografica ma se dovete portarvi qualcosa di più zaino o marsupio sono necessari.

Test Yamaha FZ6 di Manuel Dotti
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In generale, la componentistica è di tipo semplice e collaudato; non ci sono soluzioni tecniche all’ultimo grido tipo, ma la sensazione generale è di grande qualità. Non ci sono cadute di stile e, contrariamente a tante altre moto, anche i particolari solitamente meno curati (frecce, specchietti, pedane) qui sono di buona fattura e non fanno venir voglia di andar subito a cercare qualche componente in after-market.

Test Yamaha FZ6 di Manuel Dotti
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GUIDA IN DUE
Nel pomeriggio di sabato chiamo il fidato amico Filippo, compagno di viaggi per Alpi ed Appennini, per farmi da fotografo: è anche l’occasione per provare la moto in due. Purtroppo, nel tragitto verso casa sua, vedo anche quello che un motociclista non vorrebbe mai incontrare: due ragazzi a terra feriti in modo serio per un brutto incidente. Colgo l’occasione per porgere un in bocca al lupo di pronta guarigione ai protagonisti del brutto episodio e per ricordare a tutti che la nostra è una bella passione ma dobbiamo sempre usare prudenza e intelligenza mentre siamo alla guida.

Tornando alla prova, sia io che Filippo restiamo sbalorditi dai prodigi dell’elettronica e dell’iniezione: con una moto che ha la zona rossa del contagiri a quota 14.000, mai avremmo pensato di riuscire a fare in due dei tornanti in terza o di riprendere in 6^ dai 45 all’ora in leggera salita senza che il motore restituisse il minimo borbottio o sobbalzo! Col peso del passeggero la moto si alleggerisce un po’ all’anteriore, come normale che sia, ma il bilanciamento rimane comunque più che buono. Anche su un dosso non visto e preso un po’ bruscamente la moto non ha avuto reazioni troppo dure e mi ha permesso di uscire indenne da un piccolo “salto” d’emergenza.

Test Yamaha FZ6 di Manuel Dotti
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Molto divertente la mezza giornata dedicata alle immagini dinamiche: Filippo ha fotografato un po’ di asfalto e grano prima di prender confidenza con la mia fotocamera digitale e riuscire finalmente a centrare me e la FZ6. Per fortuna non era per niente male la esse in discesa (chiamiamola pure Cavatappi dei poveri!) che abbiamo ripetuto mille volte prima di riuscire ad ottenere un paio di foto decenti.

Test Yamaha FZ6 di Manuel Dotti
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SI FA SUL SERIO
Domenica ho l’occasione di provare la moto su un bel percorso attorno al lago di Garda. Per fortuna il bel tempo ha finalmente deciso di farsi vedere dopo settimane più invernali che estive permettendomi di salire anche in quota: i turisti ingolfano le strade che portano nelle località di villeggiatura, perciò decido di affrontare strade alternative, poco trafficate e molto divertenti da affrontare con una moto come la FZ6.

Provo anche un bell’allungo su una famosa tangenziale della zona: prima seconda terza quarta e mi accorgo che la prima cifra del tachimetro è un due… ci sarebbero ancora due marce da tirare ma visto la mancanza di cupolino e soprattutto essendoci tutti gli estremi per il ritiro della patente lascio andare l’acceleratore e cedo ad altri il compito di testare la velocità massima. La grinta del motore dopo gli 8000 giri è veramente tanta: la moto sopra quel regime cambia personalità e la FZ6 da tranquilla compagna di passeggio diventa una belva nervosa che manda anche un pochettino in crisi il gruppo telaio sospensioni.

Test Yamaha FZ6 di Manuel Dotti
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Affronto la vecchia provinciale della Val d’Adige: sui veloci curvoni la moto si comporta molto bene. Fra le esse in sequenza che costeggiano il fiume ed il canale Biffi la guida è sempre molto fluida, e la sensazione è sempre quella di avere un controllo totale del mezzo. Arrivo ad Avio, dove salendo al castello mi imbatto in una salita di ciottolato: arrivare sopra è semplice con la moto che sale dolce in prima marcia… della discesa meglio non parlarne. Il fondo sconnesso formato da grosse pietre e la pendenza proibitiva mi fan sudare le sette camicie, ma alla fine moto e passeggero escono sani e salvi anche da questa situazione un po’ enduristica!

Finalmente inizia la risalita al Monte Baldo: ed è qui che fra me le la FZ6 scatta la scintilla! Sui tornanti e le belle curve che portano fino agli impianti di risalita mi ritrovo a guidare come poche volte nella mia carriera motociclistica: scendo in piega in scioltezza, le curve vengono affrontate con tanta sicurezza e con una facilità di guida che mi fanno veramente innamorare di questa moto. Il propulsore in uscita dalle curve più strette non scalcia come certi bicilindrici, ma anche senza una coppia da urlo la moto scappa veloce ed in trazione che è un piacere.

Test Yamaha FZ6 di Manuel Dotti
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La strada che costeggia il crinale del Baldo è veramente da brivido: stretta e tortuosa, affiancata da una parte dalla roccia e dall’altra il vuoto: ma con la FZ6 anche in quel budello ci si sente tranquilli. Le gomme di serie Dunlop 252 non sono forse l’eccellenza in fatto di pneumatici, ma si comportano in maniera più che dignitosa, anche se c’è da dire che la mia percezione è falsata dal fatto che ho le gomme della CBF ormai da cambiare. Solo dopo parecchia strada, nella velocissima discesa di Brentonico vanno in leggera crisi: un paio di segnali molto sinceri mi avvertono che sono arrivati al loro limite, senza però mandare in crisi irreversibile l’assetto del mezzo.

Le temperature altissime dell’asfalto hanno aiutato nei primi chilometri in pianura e salita, ma evidentemente hanno poi messo un po’ in difficoltà l’aderenza delle gomme. I freni si comportano in maniera piuttosto progressiva: manca mordente appena si pinza, ma poi arriva potente e decisa la staccata. Per qualcuno può essere un pregio; personalmente preferisco freni decisi fin dal primo momento in cui si preme sulla leva. Rientro a casa passando per la sponda bresciana del lago percorrendo la bellissima Gardesana Occidentale, ma il traffico sostenuto non mi permette di godere appieno delle caratteristiche della moto.

Buona comunque la ripresa che permette di sorpassare le auto in scioltezza anche con le marce più alte inserite ed ancora una volta è da apprezzare la già citata agilità. A fine giornata i chilometri sono quasi trecento ed anche se la guida è stata abbastanza sportiveggiante si ha ancora voglia di guidare: la posizione di guida non troppo seduta, ma nemmeno troppo caricata sui polsi non stanca affatto. Il gran caldo invece ha messo ormai in crisi il pilota, ma di questo la FZ6 colpa non ha!

Test Yamaha FZ6 di Manuel Dotti
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GUIDA NOTTURNA
Durante la settimana gli impegni di lavoro mi consentono di utilizzare solo in serata la moto. La colorazione della strumentazione, regolabile nell’intensità, rende ben visibili tutte le indicazioni. Il faro anabbagliante fa un discreto lavoro, mentre l’abbagliante è veramente buono: un fascio costante e potente di luce rende sicura anche la guida nelle tenebre.
In un paio di occasioni testo anche la FZ6 come “moto da bar”. Il mio “nuovo” mezzo ottiene grande consenso fra gli amici affascinati soprattutto dalla linea. Non è la moto dei sogni ma piace un po’ a tutti, mentre fa un po’ impressione a quelli abituati ai 5/6000 giri della loro auto diesel vedere il fondo scala del contagiri.

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ALTA MONTAGNA
L’ultimo giorno è l’occasione per un altro giro in quota. Durante la pausa di rito per la colazione al bar faccio un breve calcolo dei consumi: ho percorso una media di 19 km/l, non male direi, anche considerando il tipo di percorsi affrontati e il fatto che la moto è in rodaggio, periodo in cui i consumi sono di solito più alti. Credo che una volta assestati tutti i componenti del motore i 20 km/l si possano agevolmente superare. Si va verso Val Daone, in compagnia di Mosè e della sua gagliardissima V-Max: quando il 4 cilindri a V della arzilla nonnina sprigiona tutta la sua coppia in accelerazione c’è poco da fare per la FZ6, ma fra le curve più tortuose la giovincella si prende la sua rivincita grazie alle sempre apprezzate doti di agilità e leggerezza.

Un paio di foto all’impressionante diga di Bissina, un panino al bar che si affaccia sull’omonimo lago e si torna in Valsabbia. A Ponte Caffaro, sulla strada del ritorno, saluto Mosè e mi inerpico in solitaria su una delle più belle strade del Bresciano e non solo: il Passo Crocedomini. Sulle pendenze impegnative di questa strada per la prima volta noto che in effetti il 4 cilindri di derivazione R6 soffre un pochino; anche inserendo le marce più basse, in uscita dai ripidissimi tornanti il motore arranca un pochino ai regimi più bassi prima di cominciare a dare una buona spinta. Stiamo però parlando di condizioni limite: pendenze superiori al 10% e altitudine di quasi 2000m. Una foto ricordo al cippo del Crocedomini teatro di sanguinose guerre e comincia la picchiata: anche in discesa la moto si mantiene sempre stabile e non ho mai l’impressione che “scappi via” per la curva, situazione che personalmente ho riscontrato con alcune delle moto che ho provato.

Test Yamaha FZ6 di Manuel Dotti
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Ancora un po’ di curve sulla sponda bergamasca del lago d’Iseo e poi via in tangenziale per arrivare in tempo a riportar la moto al concessionario. A velocità di crociera autostradale si sente un po’ di vento addosso, ma, personalmente, non avverto nessun fastidio. Come normale per una naked, superando le velocità permesse dal codice la resistenza all’aria cresce esponenzialmente: occorre avvicinare il busto al serbatoio e aggrapparsi con sempre più forza al manubrio per poter avanzare senza sforzare troppo il collo.

Prova Yamaha FZ6 – 1a parte

Prova Yamaha FZ6 – 2a parte

ADDIO O ARRIVEDERCI?
Riconsegno la moto nel tardo pomeriggio di sabato e un dubbio rimane. La moto mi è piaciuta molto: secondo me è bella, comoda, grintosa quando serve, ha un bel design e ottime finiture. Attualmente Yamaha propone pure un’allettante offerta sul prezzo di listino già competitivo, quindi un dubbio in questi giorni mi sta assillando. Quella per la FZ6 rimarrà una “bella storiella” estiva o diverrà qualcosa di più serio? Non lo so ancora, ma per me la promozione per questa moto è a pieni voti.

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