Home Stoner e la Ducati tolgono il sonno (e punti d’oro) a Rossi, Pedrosa e C.

Stoner e la Ducati tolgono il sonno (e punti d’oro) a Rossi, Pedrosa e C.

Facile, troppo facile, “riscoprire” Stoner e la Ducati dopo la frustata di Assen, seguita a quella di Donington della settimana precedente. E scoprire che il mondiale non era chiuso. Neppure dopo i tre successi consecutivi di Rossi in Cina, Francia e Italia. Aver scritto, come Motoblog ha scritto in tempi non sospetti, che la classifica


Facile, troppo facile, “riscoprire” Stoner e la Ducati dopo la frustata di Assen, seguita a quella di Donington della settimana precedente. E scoprire che il mondiale non era chiuso. Neppure dopo i tre successi consecutivi di Rossi in Cina, Francia e Italia.

Aver scritto, come Motoblog ha scritto in tempi non sospetti, che la classifica non esprimeva i valori in campo, sottostimando la reale competitività del binomio campione del Mondo, sembrava eresia. Semplicemente, avevamo scritto che la fase difficile di Stoner-Ducati (Spagna, Portogallo, Francia, con l’intermezzo del podio in Cina) non significava che erano fuori gioco.

E Motoblog non ha avuto bisogno del doppio e consecutivo trionfo in Inghilterra e in Olanda per dire che l’australiano non era una “meteora” e la moto di Borgo Panigale una anticaglia inguidabile, un Davide con la bava alla bocca, finalmente domato dal grande Golia del Sol Levante.

Tradotto, il ragionamento (di altri) era un po’ questo: il binomio Stoner (buon pilota, ex cascadeur, ma niente a che vedere con i veri “grandi”) – Ducati (buona moto ma niente a che vedere con i “mostri sacri” giapponesi) è campione del Mondo per lo più grazie a una “svista” altrui. Quasi che il canguro e la Marca italiana fossero usurpatori di un valore che (almeno nella classe regina) non può che appartenere a Case di ben altro lignaggio sportivo e spessore industriale.

Una interpretazione bislacca, come se nel motociclismo, (piloti e moto) l’Italia non avesse la tradizione per competere alla pari, per camminare a testa alta, per non temere nessuno. La Ducati è l’espressione più alta della continuità di quella tradizione del Made in Italy. Tutti dovrebbero esserne orgogliosi. Così come di Rossi pilota.

Ora, al giro di boa di Assen, nove corse fatte e nove corse da fare, non è che il mondiale si azzera. E’ che la tendenza, cioè la competitività, (a fine giugno non a marzo) spinge sulle vele della Desmosedici e del suo fantino. Che addirittura danno l’impressione di giocare al gatto col topo.

Alla Yamaha (e alla Honda) la preoccupazione è alta. Altro che! Già così, Stoner è imprendibile. E se davvero il canguro ce ne avesse ancora un po’, di gas? Perché un fuoriclasse come Valentino, di grande esperienza e freddezza, pilota che sbaglia assai raramente, s’intraversa grossolanamente, vola a terra alla prima curva a sinistra del primo giro di Assen?

Perché Valentino nel week end di Donington e in quello di Assen ha preso le misure a Stoner e alla sua Ducati rimanendone “impressionato”. Vale tira un giro e scende di mezzo decimo. Casey fa altrettanto, e un po’ meglio. Poi Vale torna in pista e giù un altro decimo. E Casey si ripete, un po’ meglio. E così via.

Forse anche il pilota pesarese se l’è posta la domanda: e se l’australiano ce ne ha ancora? Da lì la pressione, la foga per non farsi scappare quel canguro che in questa fase fa salti impossibili persino per il sette volte campione del Mondo.

Oggi come oggi, se la Ducati disponesse di una seconda guida all’altezza, per Rossi, Pedrosa e compagni il campionato sarebbe un miraggio: con Stoner avviato verso il bis e con Vale per la terza volta consecutiva in “bianco”.

Il motociclismo è bello perché le ruote girano. Tutto, o quasi, può ancora succedere. E’, al di là degli alti e bassi di ogni singola gara, un grande campionato. Il limite vero, va ripetuto, sta nella griglia di partenza. Mai così numericamente esigua. Luminarie nella piazza del paese, poi buio pesto ovunque. Questo è il vero nodo. Da sciogliere. Altro che abolire la 250!

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