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Mercato Case Moto: bene Ducati e Aprilia

Luci e stelle sulle moto. Ecco come si potrebbe riassumere questo bel articolo a firma di Maurizio Maggi uscito sul sito di L’Espresso qualche tempo fa. Complici i successi nelle corse di Ducati e Aprilia che hanno fatto migliorare anche i loro conti, ed un forte boom delle esportazioni. Alla faccia dell’euro forte! E se

Luci e stelle sulle moto. Ecco come si potrebbe riassumere questo bel articolo a firma di Maurizio Maggi uscito sul sito di L’Espresso qualche tempo fa.
Complici i successi nelle corse di Ducati e Aprilia che hanno fatto migliorare anche i loro conti, ed un forte boom delle esportazioni. Alla faccia dell’euro forte!

E se l’Asia rimane il mercato con le maggiori possibilità di crescere, con le due ruote l’Europa continua comunque ad essere uno dei capi saldi nelle vendite, così come il Nord America e lo stesso Giappone, dove il governo ha deciso di incentivare l’uso della moto dopo anni di velato ostracismo.

Non sono in ogni caso tutte rose e fiori in Italia, dove il mercato mostra un andamento a macchia di leopardo: nei primi 9 mesi del 2007 ha perso il 3,13 per cento di immatricolazioni (scese a 379 mila unità), con le maxi sopra i mille centimetri cubici di cilindrata in crescita del 26,1 per cento.

Ma l’industria italiana non soffre particolarmente dell’euro forte ed è comunque la sola in grado di rivaleggiare sui mercati con i nipponici, anche se delocalizzando parecchio, specie nelle componenti.
Certo, quest’anno le soddisfazioni per il made in Italy sono arrivte dalle piste – tutti i titoli mondiali della velocità 2007, sia marche sia costruttori, sono stati vinti da case italiane – creando una situazione che ha dato una bella spinta pure nei numeri e nelle prospettive.

E così il rilancio del primo gruppo europeo del comparto, la Piaggio di Roberto Colaninno, e quello della Ducati, rilevata l’anno scorso dall’Investindustrial di Andrea Bonomi, proseguono.
Proprio la neocampionessa iridata Ducati ha chiuso il primo semestre con un incremento del 40 per cento del fatturato, con un utile in crescita da 2,3 a 16,3 milioni e un sensibile miglioramento della situazione finanziaria netta. Il meglio, assicurano però a Borgo Panigale, deve ancora venire, e sarà il 2008 a dire se la Ducati è davvero guarita. Il titolo, pur lontano dalle vecchie 6 mila lire dei tempi della quotazione, nel 2007 ha corso come la moto del neo campione Casey Stoner: più 85 per cento da inizio dell’anno.

Meno affettuosa, Piazza degli Affari, con la Piaggio: il gruppo di Pontedera nella prima metà del 2007 ha visto il giro d’affari salire del 10,7 per cento a 1,6 miliardi di euro, e l’utile impennarsi dell’85,5 per cento, andando oltre i 70 milioni di euro.
Una corsa che però non ha riguardato la Borsa, dove il titolo viaggia allo stesso ritmo, lento, dell’indice di Milano.
Gli analisti di Citigroup lo ritengono sottovalutato e hanno cambiato di recente la loro raccomandazione da ‘hold’ a ‘buy’ (da tenere a comprare), stimando l’azione 3,40 euro, mentre oggi sul listino quota intorno ai 2.5 euro.
Ma Piaggio ha due assi nella manica: Moto Guzzi, un brand storico e conosciuto, in grado di completare con successo con Tommaso Giocoladelli l’opera di ricostruzione avviata da Daniele Bandiera, l’ex capo dell’Alfa Romeo.

Mentre l’altra buona carta è il Vietnam, un paese in cui la Piaggio comincerà a costruire dal 2009, con un impianto da 100 mila veicoli, e che sta andando verso una motorizzazione di qualità. Il prezzo medio di una moto o di uno scooter in Vietnam è di mille euro, contro gli 808 dell’India e i 413 della Cina.

E gli altri come se la passano? I giapponesi continuano la loro marcia con regolarità. Il colosso Honda nell’esercizio 2006 ha prodotto direttamente 10,3 milioni di veicoli, con 8,5 miliardi di euro di ricavi e un utile di quasi 800 milioni. Altri 2,6 milioni di moto le hanno vendute le società affiliate in Cina e in India. Risultato: il marchio Honda vale circa 13 milioni di pezzi.
Alle sue spalle, come sempre, c’è amaha, che nel primo semestre del 2007 ha macinato record di vendite e profitti, con 930 miliardi di yen di ricavi e quasi 50 miliardi di profitti netti.

Tra le marche premium, l’americana Harley-Davidson, che produce oltre 300 mila motociclette, in Italia ha il vento in poppa, ma a livello mondiale rallenta nelle vendite e negli utili, ferita da un mercato domestico in crisi e non compensato dal dollaro basso. Bmw invece migliorerà quest’anno i risultati del 2006, quando superò per la prima volta la soglia delle centomila moto prodotte. E proprio la Bmw pensa in grande, dopo aver anche appena rilevato un pezzetto di industria italiana (anche se di origini svedesi), visto che ha comprato dal gruppo Cagiva la gloriosa Husqvarna con i suoi 69 titoli mondiali in bacheca: azienda gettonatissima dai fan del fuoristrada e del supermotard.

Ora c’è da sistemare ciò che resta del gruppo guidato da Claudio Castiglioni, e cioè le marche Cagiva e MV Agusta. Castiglioni punta a trovare un socio di minoranza che inietti 25 milioni per arginare un indebitamento salito ormai a 70 milioni di euro, come il fatturato, e per finanziare un piano di rilancio che vede lontano il raggiungimento del pareggio. Il progetto prevede l’improbabile ritorno del marchio Cagiva, piuttosto decotto, nell’agguerrito settore degli scooter, attraverso la produzione in Cina di due modelli da commercializzare in Italia. Un’operazione identica a quella fallimentare avviata da Paolo Berlusconi all’indomani dell’acquisizione, più di un anno fa, del marchio Garelli. E così MV Agusta, supportata finanziariamente in questi anni dal gruppo Intesa San Paolo, rischia di sparire. Nonostante idee e progetti di nuovi modelli non manchino, anche grazie al design di Massimo Tamburini.

via | L’Espresso

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